Toshiba Roma, 26 mag. (askanews) – Toshiba, il gigante giapponese da tempo al centro di un risiko societario, ha fatto oggi un passo per cercare di ridurre la frattura tra il management e gli azionisti dei fondi stranieri che da tempo mettono in discussione la governance del keiretsu (conglomerato) nipponico. La compagnia ha indicato come presidente del board Akihiro Watanabe, un banchiere d’investimento considerato particolarmente abile nel costruire “accordi creativi” e ha indicato per il board 12 candidati tra i quali personalità legati ad alcuni dei principali azionisti attivisti stranieri contestatori. Watanabe è il presidente per l’Asia della banca d’investimenti Usa Houlihan Lockey. Con gli altri 12 candidati, dovrà essere confermato nell’assemblea generale annuale degli azionisti che si terrà il mese prossimo. Tra i 12 candidati ci sono rappresentanti provenienti da due degli hedge fund più critici nei confronti del management, Elliott Management e Farsllon Capital Management. L’inclusione di queste due personalità ha lo scopo, per la Toshiba, di gettare un ponte verso verso i fondi attivisti, anche perché nel 2020 la compagnia tentò di bloccare la nomina di candidati da parte dei fondi attivisti e fu scoperta. Lo scorso anno la Toshiba ha rifiutato di prendere in considerazione l’offerta di acquisto da parte di CVC Partners, provocando il disappunto degli azionisti. Il management ha cercato invece di procedere a una ristrutturazione dividendo in due la compagnia. Tuttavia a marzo gli azionisti hanno votato contro il piano, per cui il management si è trovato costretto a proporre agli azionisti delle alternative, tra le quali anche quella della vendita, che dovranno pervenire entro il 30 maggio. L’attuale presidente del board di Toshiba Satoshi Tsunakawa si dimetterà per diventare consulente. I fondi stranieri sono entrati in Toshiba nel 2017, quando 2017 il conglomerato è riuscito a salvarsi, proprio con questi investimenti, dal crollo finanziario dopo la bancarotta della sua controllata Westinghouse Electric. Alla base della battaglia in corso c’è la volontà di questi azionisti attivisti di mettere in discussione il modello di governance tradizionale giapponese adottato da Toshiba e, quindi, di portare nel conglomerato un management esterno. Insomma, si tratta di una partita che va oltre la contingente crisi di Toshiba e investe un modo di gestire le imprese che è tipico giapponese. Tuttavia anche l’ipotesi di uscire dalla borsa, se pure avrebbe il vantaggio di sanare la frattura tra azionisti attivisti e management, porrebbe dlele incertezze sul fronte reolatorio: il Giappone ha recentemente approvato una nuova normativa che limita le possibilità di investimento straniere in alcune imprese strategiche. E Toshiba è attiva, tra l’altro, nell’industria nucleare.
Toshiba apre a rappresentanti fondi contestatari nel board
Un tentativo di buttare un ponte verso gli azionisti