Italia-Giappone Roma, 4 mag. (askanews) – Fumio Kishida, a Roma, sapeva che avrebbe giocato in campo amico. Il primo ministro giapponese – che è stato anche il ministro degli Esteri più longevo del dopoguerra per Tokyo – mancava dall’Italia dal 2016 ed è arrivato con l’idea di incassare un sostegno in termini di sicurezza internazionale – sulla vicenda ucraina e parallelamente sulla promozione di un “libero e aperto Indo-Pacifico” e sulla minaccia nordcoreana – e in termini di economia – il suo programma di “Nuovo capitalismo” – attraverso il confronto con il presidente del Consiglio Mario Draghi. I due capi di governo si sono trovati, in maniera per nulla sorprendente, concordi nella condanna dell’invasione russa dell’Ucraina e nella necessità di aiutare Kiev e di colpire la Russia. “Continuiamo ad aiutare l’Ucraina e a esercitare pressione sulla Russia, perché cessi immediatamente le ostilità”, ha detto Draghi nelle dichiarazioni congiunte dopo l’incontro. “Nel nostro colloquio – ha spiegato – abbiamo riaffermato la condanna all’invasione russa dell’Ucraina. Italia e Giappone sono impegnate perché si arrivi il prima possibile a tregue, anche localizzate, per permettere le evacuazioni di civili e favorire i negoziati di pace”. Kishida ha sottolineato l’importanza di questa fase. “In questo momento la comunità internazionale si trova di fronte a un bivio decisivo. E’ un momento cruciale per porre termine l’aggressione russa e fondare un ordine basato sulla pace. Apprezziamo il fatto che Italia e Giappone siano uniti nell’applicare sanzioni senza precedenti e nell’aiuto dell’Ucraina”, ha affermato Kishida. “Siamo concordi sul fatto che la comunità internazionale debba rispondere con risolutezza all’aggressione in corso”. Nell’approccio dei due paesi alla questione ucraina, tuttavia, ci sono alcune differenze. Mentre l’Italia, che è inserita nella Nato, ha esteso il suo sostegno a Kiev alla fornitura di armi letali, il Giappone si è limitato a inviare apparati di difesa non letali, come giubbotti anti-proiettile e anti-scheggia ed elmetti, sulla base del vincolo del pacifismo, imposto dalla Costituzione in vigore dal 1947 (e di fatto redatta dalle forze d’occupazione statunitensi). Sul fronte delle sanzioni, il Giappone è allineato ai paesi occidentali nell’applicare pesanti penalità economiche e diplomatiche contro Mosca, tanto che oggi il ministero degli Esteri russo ha reagito con un elenco di controsanzioni nei confronti di 63 funzionari giapponesi. Ma, mentre l’Italia nel quadro Ue si dice disponibile a un embargo in tempi rapidi anche sull’acquisto di gas e petrolio russo, il Giappone intende emendarsi gradualmente dalle forniture russe – e peraltro è meno dipendente da esse per il suo mix energetico rispetto a partner europei come la Germania e la stessa Italia – ma senza intaccare progetti di lungo periodo in cui è presente assieme alla Russia, come lo sviluppo del giacimento petrolifero Sakhalin-2 e di quelli del gas dell’Artico (Arctic LNG-2). D’altronde, dopo l’incidente di Fukushima del 2011, la terza economia del mondo è stata costretta a rafforzare fortemente l’importazione di risorse energetiche da paesi diversi, visto che l’industria dell’energia nucleare è rimasta al palo. Le questioni della sicurezza, nella visione di Kishida, sono interconnesse e, a Roma, ha portato un concetto che ha proposto già nelle tappe del Sudest asiatico del suo lungo viaggio, cioè Indonesia (organizzatrice del summit G20 di quest’anno, a cui è stato invitato anche Vladimir Putin), Vietnam e Thailandia: la questione ucraina non riguarda solo l’Europa, ma agisce anche sugli asseti dell’Asia orientale. “L’aggressione all’Ucraina mina le fondamenta dell’ordine non soltanto europeo, ma internazionale, comprendendo anche l’area dell’Indo-Pacifico”, ha spiegato il premier giapponese, nell’apprezzare il fatto che l’Italia abbia redatto recentemente “un documento sull’Indo-Pacifico, mostrando la sua attenzione per la regione”. In particolare Kishida ha espresso preoccupazione per gli esperimenti missilistici nordcoreani e per il rischio che il regime di Kim Jong Un voglia effettuare a breve un test nucleare. Inoltre ha denunciato “i tentativi di modificare lo status quo nei mari della Cina meridionale”, facendo riferimento alla rivendicazione di Pechino della sovranità sull’80 per cento circa del Mar cinese meridionale, dove sta costituendo una sua concreta presenza militare, annettendo di fatto quelle aree tra le proteste degli altri paesi che ritengono proprio quel pezzo di oceano. Le argomentazioni di Draghi sono andate incontro a quelle di Kishida anche su questo punto. “L’Italia, l’Unione europea e il Giappone condividono l’importanza della stabilità e della sicurezza nell’Indo-Pacifico. Con il primo ministro Kishida abbiamo condiviso la preoccupazione per i test missilistici del regime nordcoreano. Dobbiamo continuarea mostrarci uniti e risoluti a difesa dell’ordine internazionale basato sulle regole, anche in riferimento ai Mari cinesi e nello Stretto”, ha affermato il premier. Italia e Giappone, oltre a essere alleati sul tema della sicurezza, si sono presentati oggi anche come partner importanti in termini economici. “Italia e Giappone sono uniti da un’alleanza solida e duratura. Sono passati 156 anni da quando i nostri Paesi firmarono il Trattato per una ‘pace perpetua e un’amicizia costante’. Da allora questa amicizia è stata alimentata da collaborazioni in ogni campo e in molti formati, come il G7 e il G20” ha ricordato Draghi, segnalando che “l’alleanza tra Italia e Giappone si esprime anche attraverso una ricca cooperazione economica e commerciale. Il Giappone è il secondo mercato asiatico per le nostre esportazioni. Nel 2021 l’interscambio tra i nostri Paesi è stato di 12 miliardi di euro. Dobbiamo rafforzare i nostri partenariati industriali, in particolare in settori innovativi, come l’energia rinnovabile, le biotecnologie, la farmaceutica, la robotica, l’aeronautica”. Kishida, nel suo faccia-a-faccia con Draghi, ha anche illustrato la sua idea di “Nuovo capitalismo”, un concetto posto dal premier giapponese a manifesto del suo mandato. Il premier giapponese ha detto di aver raccolto una “sincera condivisione” dal capo di governo italiano e ha ricordato che “tra le imprese di Italia e Giappone è già iniziata una collaborazione nei campi dell’idrogeno e delle ferrovie e i nostri governi lavorano anche per ottenere un ulteriore sviluppo nella cooperazione tra le aziende in settori come le energie rinnovabili e la connettività”. Il concetto di “Nuovo capitalismo” propugnato da Kishida nasce come piattaforma politica per fornire una risposta alla sfida dei nuovi autoritarismi, come quello russo e cinese. Lo strumento principale è l’incentivazione e l’innalzamento dei salari per la classe media, anche con la premialità fiscale, oltre all’ancoraggio al contesto economico del capitalismo occidentale in alleanza con gli Stati uniti (con un ruolo non irrilevante del formato Quad, che include oltre a Washington e Tokyo anche Australia e India), a un rapporto di collaborazione tra pubblico e privato e all’accento posto sulla digitalizzazione e la lotta al cambiamento climatico. Unica nota dissonante, nel confronto odierno tra Draghi e Kishida, si è palesata sulla questione della chiusura dei confini giapponesi al turismo a causa delle restrizioni contro il Covid-19. Draghi ha chiesto l’apertura dei confini: “L’Italia ha riaperto i confini ai viaggiatori dal Giappone, anche per il turismo. Auspichiamo una rapida ripresa del rilascio dei visti per lavoro e studio e il ripristino dell’esenzione di visto per turismo per i cittadini europei. Insomma, vogliamo tornare a trovarvi”. Tuttavia Kishida non ha fornito date per questa riapertura, limitandosi all’apprezzamento per l’accordo di vacanza-lavoro firmato in occasione di questa visita, che permetterà a giovani tra i 18 e i 30 anni dei due paesi di ottenere visti annuali.
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