Cina Roma, 20 ago. (askanews) – La nuova, dura legge sulla protezione dei dati personali in internet entrerà in vigore a novembre e porrà limiti stringenti alla possibilità delle compagnie tech di utilizzare i dati sensibili dei propri utenti. Si tratta di una normativa i cui dettagli non sono ancora stati precisati dai media di stato cinesi e che vuole essere il corrispettivo cinese della General Data Protection Regulation dell’Unione europea. Il Congresso nazionale del popolo cinese ha ufficialmente approvato oggi la Legge sulla protezone delle informazioni personali (PIPL secondo l’acronimo inglese), che punta a essere una delle più stringenti legislazioni sulla protezione dei dati personali dalle attività predatorie delle compagnie web al mondo. L’agenzia di stampa ufficiale Xinhua ha spiegato che il Comitato permanente del Congresso nazionale del popolo ha approvato la PIPL nella sua ultima riunione della sessione regolare e che il presidente Xi Jinping ha immediatamente promulgato il provvedimento normativo. La normativa – a quel poco che ne ha scritto la Xinhua – prevede che ,nella raccolta di informazioni e nel marketing diretto ai singoli utenti attraverso meccanismi automatici, chi tratta questi dati dovrà fornire l’opzione di respingimento della raccolta dati, in particolare in caso di dati per la profilazione delle caratteristiche individuali. Nel processare informazioni sensibili personali, come dati biometrici, informazioni mediche e sulla salute, sulle disponibilità economiche e sulla localizzazione dovrà sempre essere richiesto il consenso individuale. Tutti i servizi che, sulla base della nuova normativa, processano dati personali in maniera illegale, dovranno essere interrotti. La PIPL completa il seto di norme studiate da Pechino per porre termine all’era dell’anarchia che ha favorito le grandi compagnie tech cinesi, che si sono avvantaggiate enormemente per la carenza di regolazione. L’altra gamba di questa legislazione è la Legge sulla sicurezza dei dati (DSL), che entrerà in vigore il prossimo mese. D’altronde i segnali che il vento è cambiato nei confronti dei grandi gruppi tech sono ormai quotidiani dalla fine dello scorso anno. Le multe nei confronti di giganti come Alibaba di Jack Ma o Tencent sono state pesanti e le azioni regolatorie nei confronti di app e compagnie si sono susseguite. Ancora ieri il Ministero per l’Industria dell’informazione per la Tecnologia ha ordinato a 43 app per smartphone – tra le quali giganti come WeChat, Tencent Video, Trencent Map – di smettere di trasferire in maniera inappropriata dati di contatto e localizzaione dei suoi utenti e di bersagliarli con pubblicità automatizzata. Ha dato loro fino al 25 agosto per mettersi in riga.
Ora anche Pechino ha la sua GDPR: si chiama PIPL
Stretta sulla raccolta dati dei Big Tech