Criptovalute Roma, 26 mag. (askanews) – Dopo la stretta in Cina, anche in Corea del Sud le criptovalute si trovano ad affrontare un “rischio esistenziale” perché le autorità regolative hanno messo in campo nuove e più stringenti regole che molti dei mercati di criptovalute, in un paese dove questo strumento di pagamento si è particolarmente diffuso negli utlimi anni. La Commissione per i servizi finanziari sudcoreana ha fissato – secondo quanto scrive il FT – nuove regole tra le quali quella che richiede che le piattaforme di trading legale di criptovalute si associno con banche sudcoreane e aprano conti bancari nominativi per i clienti. I mercati di trading hanno come data limite il 24 settembre per mettersi in regola. Il punto è che le banche stesse non si fidano. Secondo i media specializzati, già tre delle cinque principali banche sudcoreane hanno risposto picche perché ritengono che il settore sia “troppo rischioso”. In Corea del Sud ci sono migliaia di piattaforme di trading per criptoalute, ma sono quattro le principali: Upbit, Bithumb, Korbit e Coinone. Queste non dovrebbero avere problemi di sopravvivenza, cperché hanno già collegamneti con le banche. Il rischio pare piuttosto forte per le piattaforme meno strutturate. Il paese asiatico ha vissuto negli ultimi anni una grande frenesia per le criptovalute. Ma questo provoca anche rischi di crimini. Secondo il parlamentare Yun Chang-hyun della formazione d’opposizione Partito del potere del popolo, l’Agenzia nazionale di polizia ha stimato dal 2017 danni per frodi legate alle criptovalute 5.500 miliardi di won (4,9 miliardi di dollari).
Criptovalute, nuove regole in Sudcorea mettono a rischio trading
Dopo stretta in Cina, tempi duri anche a Seoul