Roma, 9 mar. (askanews) – La procura taiwanese ha lanciato un’inchiesta contro la compagnia cinese Bitmain Technologies, leader nello sviluppo di chip destinati al mining di criptovaluta, per aver effettuato un reclutamento illegale di 100 ingegneri taiwanesi in un settore che Taipei considera strategico e sull’accesso al quale ha posto limitazioni.
Secondo qaunto riferisce il Nikkei Asia, la Procura di Nuova Taipei ha lanciato un’indagine in sette sedi di Nuova Taipei e Hsinchu, che sono il cuore pulsante della ricca industria dei semiconduttori taiwanesi, e ha emesso mandati di comparizione per sette persone. Presso due società – la IC Link Limited e la WiseCore – sono stati sequestrati contratti, laptop e smartphone.
L’inchiesta si sviluppa in un momento di forte aumento della domanda di chip, da un lato, e mentre il Congresso nazionale del popolo a Pechino decide sul nuovo Piano quinquennale che prevede, tra l’altro, uno sforzo per il raggiungimento dell’autosufficienza nei settori legati all’intelligenza artificiale e di diventare leader mondiale del settore entro il 2030.
Secondo l’ipotesi accusativa, Bitman avrebbe dapprima attirato un ingegnere di alto livello, promettendogli di farlo lavorare come presidente in una nuova compagnia produttrice di chip in Cina. Poi questi avrebbe persuaso altri colleghi. Inoltre l’accusa sostiene che due aziende sarebbesto state costituite ad hoc con il solo scopo di collocarvi le risorse umane così attirate.
La procura stima che siano almeno 100 gli ingegneri taiwanesi attirati, ma teme che ve ne siano altri. Nonostante ciò, sostiene anche che al momento non c’è prova che siano stati passati segreti industriali.
In base alle norme, a investitori cinesi è vietato a Taiwan investire in settori strategici, quale è quello dei semiconduttori, che vale il 30 per cento dell’economia taiwanese.