Milano, 4 dic. (askanews) – Poesie corporee che trovano una sintesi tra la musica e il movimento per andare oltre le parole. In Triennale a Milano il coreografo e Leone d’oro alla carriera dell’ultima Biennale Danza Saburo Teshigawara ha portano in scena lo spettacolo “Adagio”, insieme alla storica collaboratrice Rihoko Sato. Un’emozione delicata, profonda, intimamente legata alla domanda sul senso della danza e sul modo in cui si può interpretare il movimento sul palco e la relazione tra corpo, narrazione e musica. Le note di Mahler, Beethoven, Bach, Mozart, Rachmaninov e Ravel – i loro adagi – hanno scandito la danza di Teshigawara e Rihoko Sato. Ricercatore infaticabile, all’interno della sua poetica il senso della composizione, la padronanza dello spazio e i decisi movimenti di danza creano un universo artistico unico. Come in un rituale, i gesti e i movimenti di Teshigawara – che torna in Triennale per la terza volta dal 2018 – si alternano e uniscono a quelli della sua musa, e ci permettiamo di dire che questa parola assume nello spettacolo un reale senso plastico. In scena, mentre le parole si fanno da parte, i corpi dei due danzatori restano soli, sospesi in un tempo irreale, alla ricerca di un’essenza che solo l’incontro tra musica e danza può raggiungere. I duetti di Teshigawara e Sato mostrano la potenza e l’incanto dei corpi in movimento. E soprattutto la possibilità che questo incanto si rinnovi, ritorni, arrivi – se si è fortunati – a dare un senso non solo alla presenza in sala per assistere a uno spettacolo, ma proprio al mondo, all’arte e, perché no, alla vita. “Adagio” è in replica in Triennale a Milano anche oggi, domenica 4 dicembre.
Teshigawara in Triennale: Adagio come poesia del corpo che danza
Sintesi oltre le parole, con la musa Rihoko Sato