Roma, 14 nov. (askanews) – Cosa sta succedendo in uno dei Paesi culla della cultura mondiale? Dove porterà la coraggiosa rivolta delle donne iraniane? Quale il ruolo degli uomini, in questa società, la cui essenza è stata stravolta da anni di brutale teocrazia? Il 16 novembre alle ore 18, per Scrittori in scena al Teatro Manzoni di Roma, Parisa Nazari, attivista e mediatrice interculturale, ne parlerà con Fariborz Kamkari, cineasta, autore del libro Ritorno in Iran (edizioni Nave di Teseo). Due vite, due storie molto diverse, accomunate dall’esilio. L’incontro è arricchito da spezzoni del documentario di Kamkari, Kurdbun, essere curdo (2022). Letture dell’attrice Maya Sansa. Modera Nadia Pizzuti, cineasta ed ex corrispondente da Teheran. Parisa Nazari è nata a Teheran e ha eletto l’Italia a sua casa dal 1996. “Sono una farmacista e madre di due gemelli” ha raccontato in un’intervista “e sono arrivata in questo Paese insieme all’uomo che sarebbe diventato mio marito, iraniano anche lui. Abbiamo studiato qui e ci siamo innamorati dell’Italia dove abbiamo deciso di far crescere i nostri figli”. Laureatasi all’Università degli Studi La Sapienza ha dato vita, tra le altre cose, all’associazione “Donne per la dignità” nel 2011, insieme ad altre quattro donne, iraniane ed italiane, allo scopo di “promuovere la conoscenza di un paese come l’Iran la cui cultura millenaria è troppo spesso subordinata alle vicende politiche”. Organizzano mostre, concerti e seminari, anche attraverso il coinvolgimento di iraniani approdati in Italia, musicisti ed artisti. Fariborz Kamkari è un multipremiato regista e sceneggiatore iraniano di origine curda, attivo in Italia. Dopo aver conseguito, nel 2002, una laurea in regia inizia a lavorare nel cinema. La sua opera più importante è il film I Fiori di Kirkuk (2010, tratto dal suo romanzo omonimo). Tra le sue opere Black Tape (2002) e The Forbidden Chapter (2005). Nel 2015 ha realizzato la sua prima commedia Pitza e Datteri, da un soggetto che rievoca vicende personali, il film ambientato a Venezia racconta una storia di integrazione, con la comicità tipica dei film bollywoodiani e della commedia all’italiana, tradizione alla quale il regista è molto legato. È uscito quest’anno in Italia, il documentario Kurdbun. Essere curdo, cronaca dell’assedio per opera dell’esercito turco di una città a maggioranza curda. In Ritorno in Iran un quarantenne regista curdo-iraniano, apolide, che vive e lavora a Roma, torna in Iran richiamato dalla madre morente. Non la vede da ventisette anni, quando cercò di ucciderlo. Ma il ritorno, una sorta di odissea come la sua fuga in occidente, si rivela molto diverso da quanto aveva immaginato. Suo malgrado si trova invischiato in un mondo di cui non riconosce le dinamiche e, come sospeso in una dimensione surreale, il passato torna sotto forma di condanna, di circolo vizioso.
Per Scrittori in scena al Teatro Manzoni di Roma “Ritorno in Iran”
Parisa Nazari incotra l'autore e cineasta Fariborz Kamkari