Torino, 30 gen. (askanews) – Due mostre, una dedicata a Dario Argento, l’altra ai divi italiani dal muto ai giorni nostri, un laboratorio nuovo di zecca dedicato alla digitalizzazione delle pellicole, un Centro di ricerca sul cinema muto, in convenzione con l’Università di Torino, e la nuova frontiera della realtà virtuale che sbarca dentro la Mole Antonelliana. Riparte da qui il Museo Nazionale del Cinema di Torino. Dopo lo stop forzato dovuto all’epidemia di Covid 19, riaprirà al pubblico il 10 febbraio.
‘Riapriamo, ma credo che il 2021 sarà ancora un anno pieno di incertezze e con molte incognite. Abbiamo ipotizzato una serie di programmi all’insegna della flessibilità. Ma la cosa non mi spaventa. In fondo noi italiani, per necessità, a causa dei tagli alla cultura pre Covid siamo diventati molto bravi a improvvisare’, ha raccontato ad askanews il direttore del Museo Nazionale del Cinema di Torino, Domenico De Gaetano. ‘Certo la pandemia è stata una botta per tutto il mondo culturale e quindi per i musei – ha spiegato il direttore – Dover tenere il museo chiuso ci ha spinto a progettare, a mettere in sicurezza i conti e a porre le fondamenta per il futuro. Non tutto ciò che è stato fatto si vede a occhio nudo, ma ha il sapore della concretezza’.
‘Un esempio per tutti: abbiamo collegato i luoghi del museo, dalla Mole, agli uffici di via Montebello, dal Cinema Massimo agli spazi di via Cagliari con la fibra ottica. Ma ce ne sono altri: abbiamo ristrutturato dei nuovi uffici, in via Cagliari, nella sede della Film Commission Torino Piemonte, dove sono già confluiti i nostri tre festival, il Torino Film Festival, Lovers e Cinemambiente e il Torino Film Lab, 500 metri quadrati, aperti, luminosi e con un impianto di aerazione fatto ad hoc per mantenere alta la sicurezza ai tempi del Covid”, ha sintetizzato il direttore.
Tenendo d’occhio i bandi del ministero della Cultura, il Museo del Cinema ha creato al proprio interno un laboratorio di digitalizzazione e restauro delle pellicole. ‘E’ un laboratorio all’avanguardia, a misura di museo, con un server di ultima generazione e una Scan station, arrivata proprio l’altra settimana – ha spiegato – Un tecnico sta formando il personale interno, in modo tale da poter essere attivi anche in questo campo nei prossimi mesi’.
‘Da subito non restaureremo i film, ma vogliamo partire con la digitalizzazione del nostro patrimonio cinematografico, i film del cinema muto torinese. È un passo importante per portare il museo nel XXI secolo”, ha osservato De Gaetano.
La mostra annunciata su Dario Argento è stata riprogrammata a giugno o a settembre: ‘E’ una mostra molto importante per noi e la sua inaugurazione dipenderà dalle condizioni sanitarie’, in modo da poter avere anche visitatori almeno da altre regioni italiane. ‘Da mesi stiamo lavorando a una mostra dedicata ai divi del cinema italiano, dal muto, a partire da Pina Menichelli e Bartolomeo Pagano, due incredibili icone, all’epoca d’oro del cinema italiano, tra gli anni Cinquanta e gli anni Settanta, l’epoca dei grandi divi italiani conosciuti a livello internazionale: Sophia Loren, Marcello Mastroianni, Claudia Cardinale, Gina Lollobrigida, Vittorio De Sica. Attingeremo al fondo Angelo Frontoni, ma non solo. In chiusura un’ampia sezione della mostra sarà dedicata al cinema italiano contemporaneo, grazie alla collaborazione di molti fotografi amici del Museo”, ha annunciato.
La mostra, il cui titolo è in via di definizione, è organizzata in collaborazione con Rai Cinema e con l’Università degli Studi di Torino, dove il Dams si è specializzato sul lavoro dell’attore e sulla recitazione. ‘Con Giulia Carluccio, prorettrice dell’Università di Torino, stiamo selezionando gli attori e le fotografie della mostra. Procederemo con delle acquisizioni di fotografie per rendere più contemporanea la nostra collezione”, ha svelato De Gaetano. L’idea è quella di organizzare una serie di interviste e di incontri con gli attori all’interno della Mole Antonelliana, se si potrà in presenza, altrimenti online. Top secret per ora i nomi degli ospiti, attesi a Torino.
All’orizzonte però si profila una data importante per il museo della Mole. Il 20 febbraio ricorrerà il 30mo anniversario della scomparsa di Maria Adriana Prolo, fondatrice del museo. Tutto cominciò l’8 giugno 1941 quando su un’agendina della Prolo, chiamata affettuosamente dai rigattieri del mercato Balon di Torino ‘madama pelicula’, si poteva leggere ‘pensato il museo’. ‘Vorremmo dedicare uno spazio al piano zero del museo a questa figura straordinaria di donna, per raccontare la sua avventura culturale, a cavallo tra collezionismo e ricerca. Era una donna anticonformista, che nel dopo guerra iniziò a raccogliere i materiali che poi diedero vita alle collezioni del museo’, ha spiegato De Gaetano, che però non vuole svelare troppi dettagli sulle celebrazioni dedicate alla fondatrice. Di sicuro ci sarà la ripubblicazione di un libro del 1952 praticamente introvabile sulla storia del cinema muto italiano: al momento ce ne sono solamente cinque copie al museo. Verrà tradotto in diverse lingue. In cantiere anche una giornata di studi internazionale organizzata dal Centro ricerche sul cinema muto, intitolato a Giovanni Pastrone e avviato quest’anno in collaborazione con l’Università di Torino. ‘Il museo è nato grazie a lei, eppure all’interno della Mole non c’è uno spazio dedicato a lei ed è stato scritto e detto poco sulla sua figura. È quasi un atto dovuto colmare questa lacuna: all’ingresso i visitatori devono essere accolti dai due padroni di casa, la Prolo e Alessandro Antonelli’, ha osservato il direttore.
Parlando con il direttore De Gaetano si ha impressione che la Mole Antonelliana si stia trasformando in un laboratorio, in un centro pulsante di idee, progetti, collaborazioni internazionali e accademiche. Non più museo statico, polveroso, ma uno snodo da cui partire per riflettere sul cinema del futuro. ‘Non potrà più esserci la normalità di prima. Vale per i musei, per il settore culturale e per le sale cinematografiche. Per quanto riguarda il cinema, il Covid ha solo accelerato una trasformazione che era già in atto: c’era già la concorrenza tra i film in streaming, le piattaforme e le sale cinematografiche. Sono due modalità di fruizione che dovranno per forza coesistere, a maggior ragione dopo la pandemia. Ma il cinema sarà sempre un rito collettivo, che prevede l’uscire di casa, la socialità, l’incontro e l’essere tutti insieme al buio in una sala’, è il ragionamento di De Gaetano.
Aleggia però il timore che molti esercenti siano costretti a tirare giù la serranda per sempre: ‘E’ vero, la produzione cinematografica non è diminuita, ma i fenomeni Netflix e Amazon Prime hanno ormai riscritto nuove regole e quindi è possibile che ci siano troppe sale, alcune chiuderanno, ma io sono moderatamente ottimista. Lo scorso luglio abbiamo riaperto il cinema Massimo con una programmazione d’essai e da cineteca e abbiamo incassato di più degli anni scorsi, malgrado le restrizioni. Sono convinto che la gente continuerà ad andare al cinema per vedere e ricercare film d’autore, dipende dalla proposta’.
In attesa che le sale riaprano, per chi è in crisi di astinenza da cinema non rimane che prenotare una visita al museo. Chi l’ha già visto potrà sperimentare una nuova esperienza della visione, nelle due nuove sale dedicate alla realtà virtuale. ‘Da tempo si parla dei visori che ti trasportano in altri mondi, ma pochi li hanno davvero indossati. Ecco, noi vogliamo fare una programmazione con le migliori produzioni mondiali realizzate in VR immersivo o interattivo, firmate da grandi registi, artisti o documentaristi e dare la possibilità ai visitatori di entrare e scoprire questa nuova dimensione”, ha annunciato De Gaetano. ‘Faremo incontri con registi ed esperti, stiamo acquistando 50 visori di almeno tre formati differenti e tutti saranno sanificati dopo ogni uso con un sistema innovativo in modo da garantire la totale sicurezza’, ha concluso. E quando il Covid sarà un ricordo la Mole punta a diventare un passaggio obbligato per i cinefili di tutto il mondo. (Sabina Prestipino)