Milano, 23 mar. (askanews) – Gli uccelli si muovono sopra una tela, un dipinto che è stato appositamente concepito per loro dall’artista Valerio Nicolai che alla galleria Treti Galaxie di Torino ha allestito, con la curatela di Matteo Mottin, una mostra che ha segnato un passo diverso e, se volete, verso il post-umano, già teorizzato nell’arte da almeno due decenni. Già, perché l’esposizione è stata concepita, in primo luogo, per essere fruita dagli uccelli.
“L’obiettivo di questa mostra – ci ha spiegato il curatore Mottin dopo la chiusura dell’evento – è mettere sullo stesso piano la percezione umana e quella degli animali, in modo da spostare la visione solitamente antropocentrica che abbiamo di una mostra d’arte”.
Al centro della partita, oltre alla grande tela-pavimento concepita con colori che gli animali possano riconoscere e vivere direttamente, c’è il concetto dei confini dell’arte e delle sue possibilità di fruizione, oltre che dell’allargamento dell’idea stessa del pubblico.
Una scelta, quella di Nicolai e di Mottin, che riporta alla mente il leggendario intervento di Pierre Huyghe su Karlsaue Park a Documenta 13 di Kassel, con i cani protagonisti e in qualche modo signori dello spazio artistico.
Cambi di prospettiva, insomma, che restituiscono la sensazione di un modo di pensare l’arte contemporanea come un processo di metamorfosi complessiva, come sottolinea anche il titolo della mostra di Nicolai, “Trasformazione permanente di un mago in formica”, metafora di come si possa scegliere un punto di vista profondamente distante da quello umano.