Città del Vaticano, 13 mar. (askanews) – Un Papa che ha compiuto una ‘storica evoluzione’ su temi come quelli di mafie e corruzione e che nella Chiesa, dopo decenni di solo impegno su questioni etiche o di morale sessuale, ha guardato anche alla questione sociale, facendola diventare ‘predominante’. Ma un percorso, quello avviato da Francesco, ancora da trasformare,per tanti aspetti, in passi ‘concreti, non che annuncino senza poi realizzare con capacità ’. Questo il bilancio dei dieci anni di pontificato di Papa Francesco e delle prospettive future, secondo don Luigi Ciotti, il fondatore della Comunità Abele di Torino e di Libera, da sempre paladino dell’antimafia e della lotta a corruzione e mafie che askanwes ha intervistato. D. Tra le prime uscite di Papa Francesco, il 21 marzo 2014, a meno di un anno dalla sua elezione, ci fu quella con lei nella Chiesa di San Gregorio VII a Roma, in occasione della ‘Giornata della memoria e dell’impegno promossa da Libera. Che ricordo e che impressioni ne conserva? CIOTTI – ‘Un ricordo indimenticabile e la concreta sensazione di una storica evoluzione nell’azione della Chiesa Cattolica al massimo livello istituzionale su mafie e corruzione. In quel gesto c’era l’impegno reale, concreto, visibile, stabile, storico della Chiesa Cattolica contro le mafie e la corruzione. Nel riconoscimento di Papa Francesco all’azione di Libera attraverso l’incontro con le vittime ho letto l’intenzione di questo pontificato di avviare un percorso istituzionale, pastorale, dottrinale, giuridico, e per questo storico, riguardo a questi argomenti. Giovanni Paolo II nella valle dei Templi, Benedetto XVI a Palermo, e poi soprattutto Papa Francesco ha molto parlato di questi veri e propri cancri del nostro tempo, che si estendono a livello planetario. Un’azione della Santa Sede su questo sarebbe un fatto radicalmente storico. Speriamo che il lavoro compiuto negli scorsi anni, proprio in Vaticano, arrivi al Pontefice e abbia un seguito. Attualmente siamo fermi. Papa Francesco ha impresso una radicale svolta nella storia della Chiesa, in questo ricorda Giovanni XXIII. Le resistenze a tutti i livelli sono pertanto comprensibili, ma non per questo occorre rinunciare a superarle. D. – La linea pastorale di Papa Francesco è apparsa subito chiara ed il citare, a più riprese, un pastore come don Tonino Bello ne è una evidente indicazione anche pastorale. Chiesa ‘degli ultimi’, incarnata nel mondo con una missione ‘in uscita’ e da ‘ospedale da campo’. In 10 anni, questa rivoluzione evangelica a che punto è nella Chiesa? Ha fatto davvero breccia? CIOTTI – ‘Fino a prima del pontificato di Francesco il confronto era tra ‘chiesa della verità ’ e ‘chiesa della carità ’. Dopo decenni di temi etici e sulla morale sessuale, finalmente, con Papa Francesco, la questione sociale è diventata predominante, e questo è stato un suo merito enorme. Ora il rischio che vedo a volte è il diffondersi dell’annuncio di questi argomenti da parte delle gerarchie, senza però la conseguente necessaria azione concreta. La chiesa ha sempre lavorato bene su questi piani, ma è sempre dietro l’angolo il rischio che essa si ripieghi in argomenti trattati senza la necessaria comprensione e carità : la sessualità in testa. ‘Sono molto contento che in Italia, a capo della CEI, – dice ancora don Ciotti – ci sia il cardinale Zuppi, che su questa evoluzione è un punto di riferimento irrinunciabile. Il problema è costruire, e il messaggio di Papa Francesco, nella sua radicalità evangelica, ha bisogno di uomini e donne capaci di costruire, che siano concreti, non che annuncino senza poi realizzare con capacità ’. D – Soprattutto dopo la morte del Papa emerito Benedetto, si sta assistendo ad un attacco a Francesco dalla cosiddetta ala conservatrice della Chiesa, quella che lo stesso Bergoglio ha definito gli ‘indietristi’. Critiche da più fronti, anche dai toni di inaspettata durezza, sui contenuti stessi del pontificato. Sono segno che una visione del Vangelo di popolo, contrasta con una più ‘costantiniana’- cosa fisiologica e che ha sempre accompagnato la vita della Chiesa – o che le riforme di questo Papa, in realtà , trovano resistenze non preventivate e quindi stentano ad essere accettate e messe in atto? CIOTTI – ‘Come dicevo, il problema che conosciamo da sempre, tra ‘indietristi e ‘progressisti’, si è spostato sulla concretezza di tutti. Tutti noi, indietristi e progressisti, parliamo e basta o facciamo? Spesso troviamo indietristi capaci di organizzare la carità e progressisti che la proclamano senza realizzarla, e viceversa. In questo modo, amici e nemici di Francesco, di fatto diventano tutti suoi nemici. D. – Il Papa ha sempre considerato un tema come quello dei migranti e dei loro diritti come una sorta di cartina di tornasole per misurare le società e le politiche degli Stati. Lei è considerato un ‘prete di strada’, concorda con questa posizione, o ci sono altre priorità , come spesso certe parti politiche affermano? CIOTTI – ‘Papa Francesco, giustamente insiste sulla dimensione epocale delle migrazioni. Lui stesso inquadra l’argomento nella più vasta questione sociale e umanitaria che oggi richiedono una domanda in più. Che futuro ha l’Occidente? Quale futuro aspetta il mondo? Le guerre, la crisi climatica, la corruzione e direi lo stato di salute della democrazia, della civiltà dei diritti, sono tutti argomenti propri del tempo attuale che Papa Francesco pone in primissimo piano. Dove stiamo andando? Verso una nuova guerra fredda? Chi siamo noi?’. D – Altro tema, drammaticamente di attualità , quello della guerra e di un mondo ormai entrato nella ‘terza guerra mondiale’. Francesco ne parla quotidianamente denunciando logiche di conflitto, il commercio delle armi e la mancanza di una nuova visione politica che metta al bando la guerra come soluzione dei problemi internazionali. Perché è così inascoltato dai cosiddetti ‘potenti’? E sarà ricordato per una sorta di impotenza davanti a questo dramma, come accaduto per altri suoi predecessori? CIOTTI – ‘Purtroppo, Papa Francesco viene ostacolato da diversi fronti. Se, da un lato, tutela i cristiani – che sono stati massacrati in Medio Oriente – e su questo non può che dialogare con la Russia, dall’altro, sulla tragedia in Ucraina è bloccato dal fronte comune tra Putin e il patriarca Kirill’. ‘Poi c’è la Cina, e la crisi del cattolicesimo in America latina, mentre negli Stati Uniti – ricorda il sacerdote anti-mafia – ampie fette di episcopato resistono alle innovazioni del suo magistero. Auspico che la Santa Sede trovi il sistema, sulla spinta del Pontefice, per essere forza di interposizione in grado di costruire la pace e lo sviluppo dei popoli. D. – Migranti, traffici umani, guerre e business degli armamenti. Quale è il confine che separa interessi criminali da legittime politiche di ‘difesa’? In questo senso anche nel suo ultimo viaggio in Africa, il Papa ha ribadito che esiste un intreccio tragico, anche se sotterraneo, e mai troppo denunciato. Concorda, vista la sua esperienza di lotta alle mafie? E si vincerà mai una battaglia così complessa? CIOTTI – ‘Sono confini spesso indefinibili. Dove c’è movimento della storia, c’è anche il crimine, direi il male. In Africa, Papa Francesco ha molto insistito sulla corruzione. È fondamentale sostenerlo affinché la Chiesa per prima, in questo mondo, a tutti i suoi livelli istituzionali, si renda più credibile, più fattiva, più forte, più concreta, più capace. Anche su questo, abbiamo fatto, sui diversi volti della corruzione, un gran lavoro in Vaticano, che tuttavia ancora non è arrivato al Pontefice. Un lavoro che ha coinvolto diverse conferenze episcopali. Aspettiamo fiduciosi che i vertici della Curia romana diano seguito alle proposte elaborate ormai da cinque anni, soprattutto perché tali proposte danno forza concreta al messaggio di Papa Francesco e alla Chiesa tutta. (di Giuseppe Cionti) Gci/Int13
Don Ciotti: la Santa Sede segua il Papa e sia forza d’interposizione
Da Curia romana aspettamo passi concreti su lavoro contro corruzione