Milano, 31 gen. (askanews) – Edoardo Freddi International (EFI), prima azienda italiana di export management del settore vino, ha chiuso il 2022 in linea con le aspettative, con un +20% di fatturato sul 2021 e con fatturato delle aziende gestite passato da 65 a 80 milioni di euro. “Sono stati dodici mesi di montagne russe durante i quali abbiamo dovuto ritoccare i listini tre volte (a gennaio 2022 gli aumenti erano tra il 5 e il 7%, a fine anno siamo arrivati tra il 15 e il 25%), e rivedere di continuo le stime, sia al ribasso che al rialzo” spiega Edoardo Freddi, classe 1988, alla guida della sua società, parlando con askanews dei risultati ottenuti e delle prospettive future. Guardando al 2023, Freddi spiega che “data l’incertezza attuale, sarebbe un ottimo risultato se crescessimo nel fatturato di 3-5 punti, con un incremento a valore leggermente maggiore perché gli aumenti dei listini sono tra il 5 e 10%”. La società, fondata nel 2012 a Castiglione delle Stiviere (Mantova), opera attualmente con oltre tremila clienti in un centinaio di Paesi (44% in Europa e UK, 28% in Nord America, 25% in Asia, 1% in Africa e 2% in Oceania), con 33 milioni di bottiglie commercializzate (30% nell’Horeca, 65% in Gdo e Retail e 5% on line) di 43 cantine italiane rappresentate in esclusiva, tra cui Feudi di San Gregorio, San Leonardo, Marchesi di Barolo e San Michele Appiano. Nel 2022 i mercati in cui ha registrato le migliori performance sono stati in particolare quelli di “Ungheria, Bulgaria, Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia dell’Est Europa, mentre per l’Asia, la Cina, la Thailandia e il Vietnam”. “Il Giappone ha abbassato molto il prezzo medio aumentando i volumi, passando da mercato dei super premium a quello dei medium, e avvicinandosi così alla Corea, Paese che è cresciuto ancora dopo l’exploit registrato nel 2020 e 2021”, ha proseguito, aggiungendo che “in prospettiva, perché adesso hanno ancora volumi molto bassi, per la fascia premium sono interessanti gli africani Botswana, Mozambico, Camerun e Nigeria, che sembrano seguire l’esempio del Marocco”. Per quanto riguarda i vini, Freddi spiega che “il Prosecco è oramai una categoria a parte, un prodotto trasversale, in costante crescita e con un potenziale importante, così come il Moscato che ha grande forza e prospettiva con gli aromatizzati, e l’Alto Adige che oramai è un’icona del ‘super premium white'”. Se “la Puglia non ha più quei tassi di crescita che aveva prima, la Valpolicella sale, con l’Amarone che si sta riposizionando di prezzo (lievitato fino al 40% al litro), così come il Lugana e il Roma Doc che sta partendo forte” continua il patron che evidenzia come “il mercato orange e natural, dove c’è molta confusione, all’estero va molto bene: non solo in Scandinavia che assorbe da sola metà dei prodotti, ma anche per esempio in Nepal e Cina dove ci sono significative nicchie che vogliono questo genere di vini”. Il manager non nasconde che sorprese interessanti potrebbero arrivare anche dai vini “low alcol” o addirittura analcolici, un trend stimato in crescita da diversi osservatori sostanzialmente perché ritenuto dal consumatore una bevanda nuova e più sana (anche perché meno calorica). Un’opportunità che si profila non solo per i mercato del Nord America dove è già sbarcato da tempo, ma per “i Paesi nordici e quelli islamici”. EFI fa capo alla FreedL Group Srl fondata nel 2018 da Freddi, che ne possiede il 100% e che nel 2022 ha fatturato 36 mln di euro. A questa holding rispondono altre tre aziende produttive e commerciali riunite sotto il cappello Veraison, e altre società che commerciano in vino sfuso e che in parte imbottigliano con marchio proprio, che quest’anno acquisiranno due realtà in Puglia ed Emilia Romagna. A queste si aggiungono altre società che svolgono attività di agenzia. Se per EFI punta a far crescere il portafoglio con delle aziende toscane e una cinquantina di nuovi clienti internazionali, Freddi quest’anno sbarcherà nella commercializzazione del vino nazionale anche nella Gdo italiana e nell’online, con la nuova società Pergola. “Dopo un lungo periodo di studio – ha annunciato – ci siamo dotati di una struttura molto snella e abbiamo già siglato degli accordi, in particolare con realtà del Nord Italia”. Ma non è l’unica novità. Sul modello di EFI, Freddi l’anno scorso ha fondato Sapiens Spirits, azienda che da quest’anno commercilizzerà sui mercati esteri vermouth, gin, bitter e vodka di qualità prodotti (al momento) da 11 piccole distillerie. Allargando il discorso allo scenario italiano, il principale problema del nostro vino per Freddi “è ancora l’incapacità di fare sistema, la frammentazione e l’essere troppo piccoli per affrontare delle sfide importanti: quindi bisogna unire le forze e dar vita a delle aggregazioni commerciali, più o meno quello che abbiamo fatto noi”. Per quanto riguarda l’M&A che in questi anni ha caratterizzato questo comparto, “bisogna fare molta attenzione – dice l’imprenditore – si sono fatti male in tanti, anche perché rispetto ad altri settori ci sono logiche e tempistiche diverse”. “Personalmente mi auguro ci sia un M&A industriale e non finanziario: quando sono state fatte operazioni finanziarie pure hanno peggiorato molto spesso le aziende, appesantendole invece di alleggerirle, e rallentandole invece che velocizzarle” ha aggiunto, chiosando “quando invece ci sono state aggregazioni o fusioni industriali sono andate bene”. Per chiudere un tema attuale e controverso, quello del via libera europeo all’Irlanda per gli “health warning” sulle etichette degli alcolici. “E’ un provvedimento sbagliato che dobbiamo riuscire a bloccare – ha commentato Freddi – ma detto questo non credo crei alcun danno: è come per le sigarette, chi vuol fumare continuerà a farlo”.
Vino, sale fatturato di Edoardo Freddi che nel 2023 sbarca nella Gdo
Per la EFI +20% sul 2021. E ora partono Pergola e Sapiens Spirits