Maltempo Roma, 16 set. (askanews) – “Da un punto di vista meteoclimatico ed idrologico l’evento meteorologico che ha interessato i settori montani delle province di Ancona e Pesaro può essere statisticamente caratterizzato dal termine ‘estremo’, visto che i tempi di ritorno presunti calcolati preliminarmente sono dell’ordine di alcune centinaia di anni”. Lo spiega il climatologo Massimiliano Fazzini, coordinatore dell’area tematica sul rischio climatico della Società italiana di geologia ambientale-Sigea. “I 410 mm caduti a Cantiano, sul versante occidentale del Monte Catria rappresentano il 29% della precipitazioni totali annuali su una serie storica molto estesa nel tempo, dunque adeguata per caratterizzare i clima pluviometrico – continua Fazzini – Si è trattato di un temporale autorigenerante definibile come ‘V-Shaped’, struttura molto rara e caratterizzata da particolari condizioni termodinamiche e che apportano effetti atmosferici reiterati, prolungati nel tempo e di magnitudo elevatissima. Il complesso contesto orografico locale ha amplificato l’intensità delle precipitazioni”. E poi “evidentemente, con il forte surriscaldamento delle acque superficiali dei mari che circondano la nostra penisola e le isole, all’arrivo delle prime avvezioni di aria piu fredda di origine atlantica o polare, i contrasti termodinamici tra le due masse d’aria potranno favorire lo sviluppo di sistemi perturbati caratterizzati da precipitazioni notevoli. Di conseguenza è giunta l’ora che il cittadino in primis debba adattarsi a questo nuovo tipo di fenomeni atmosferici cercando di ridurre al minimo le possibilità di essere coinvolto dagli effetti di precipitazioni cosi intense; d’altro canto le istituzioni debbono finalmente comprendere che occorre rapidamente ricorrere a strumenti di pianificazione che contengano delle azioni mirate a mitigare il piu possibile gli effetti del rischio climatico, come ad esempio i piani di adattamento comunale o di bacino”. Endro Martini, coordinatore nazionale area tematica contratti di fiume della Sigea, aggiunge: “Il clima è cambiato ed esistono due facce della stessa medaglia: siccità e alluvioni. Gli eventi estremi come quello che abbiamo avuto ieri nelle Marche trovano il sistema antropico ancora impreparato, e incapace di accoglierli. Stessa cosa quando abbiamo periodo siccitosi. È assolutamente urgente e necessario declinare programmi triennali con interventi strutturali e non strutturali, per attuare nel breve, medio e lungo termine una vera prevenzione e un adattamento del sistema antropico per accogliere gli eventi estremi senza subire danni”. Martini quindi sottolinea: “La transizione deve andare verso una gestione integrata e coordinata multirischio per ‘alluvioni – siccità – incendi boschivi’ (rischi maggiori che hanno a che fare con l’acqua) non solo come puro adattamento ma come passaggio culturale dalla gestione delle crisi alla gestione preventiva del rischio anche attraverso strumenti partecipativi quali i ‘Contratti di Fiume’, incontri per individuare strategie territoriali e azioni congiunte per innalzare la resilienza delle aree, attività di animazione per rendere fattibile e disseminare progetti territoriali collettivi e condivisi di prevenzione, adattamento e mitigazione dei cambiamenti climatici nel territorio individuato. Un ‘Piano Nazionale di Gestione dell’Acqua’”.
Maltempo Marche, geologi: 29 per cento precipitazioni annuali
"Eventi estremi che trovano impreparati"