Operaio morto in cantiere di Limone Piemonte, 3 condanne

Il caso di Bashkim Toska, ucciso da un 'cassero'

SET 12, 2022 -

Morti bianche Roma, 12 set. (askanews) – Prime condanne per la morte di Bashkim Toska, l’operaio di 59 anni di origine albanese ucciso da un “cassero” in un cantiere edile di Limone Piemonte il 26 febbraio 2020 e deceduto tre giorni dopo. All’esito dell’udienza preliminare – si spiega – il gup del tribunale di Cuneo, Cristina Gaveglio, ha deciso. Il pubblico ministero Carla Longo, titolare del relativo procedimento penale per il reato di omicidio colposo in concorso, con l’aggravante di essere stato commesso in violazione delle norme antinfortunistiche, al termine delle indagini preliminari aveva chiesto il rinvio a giudizio per sette persone: il responsabile dei lavori per la sicurezza e di coordinatore per la sicurezza in fase di progettazione ed esecuzione della impresa committente che aveva appaltato i lavori; il capo commessa e coordinatore di cantiere della società a cui era stato appaltato e quindi esecutrice dell’intervento; il caposquadra; più altri quattro tra imprenditori e lavoratori di origini albanesi, connazionali della vittima. Tre degli imputati hanno chiesto il rito abbreviato e il giudice, accogliendo in larga parte le richieste del Sostituto Procuratore, li ha condannati, rispettivamente, alla pena di due anni e quattro mesi, un anno e quattro mesi e due anni di reclusione. Il gup ha inoltre stabilito a carico dei tre condannati una provvisionale per complessivi 115mila euro per il risarcimento delle parti civili costituite, 80mila euro per la moglie e i due figli dell’operaio, 35mila per uno dei suoi cinque fratelli i quali, per essere assistiti, si sono affidati, attraverso la consulente legale dott.ssa Sara Donati, a Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini. Con la collaborazione per la parte strettamente penale dell’avvocato Giulia Gai del Foro di Asti. Oltre al pagamento delle spese processuali. La dott.ssa Gaveglio ha altresì dichiarato il non luogo a procedere per il caposquadra dell’impresa, C.S., e invece disposto il rinvio a giudizio per gli altri tre imputati che hanno scelto il rito ordinario, e quindi di affrontare il processo: dovranno comparire avanti il giudice della sezione penale del Tribunale di Cuneo, dott. Marco Toscano, nell’udienza fissata per il 6 dicembre 2022 alle ore 9. Il gravissimo incidente si è verificato il 26 febbraio 2020, alle 11, in un cantiere di Limone in via Elmellina 2, dove era in corso la realizzazione di un complesso turistico-residenziale, in particolare una palazzina a piani sfalsati con diversi alloggi di cui al momento era stata completata quasi tutta la parte interrata ed erano state costruite le solette del primo piano ad altezze diverse. L’operaio, il quale lavorava, come detto, per conto dell’impresa edile del connazionale Jetmir Kovakaj che aveva ricevuto in subappalto alcune lavorazioni, stava passando sulla soletta in prossimità di una parete di cassaforma (quel pannello di ferro di un armatura usato in edilizia per contenere e dare forma al cemento armato durante la fase di presa) che era stata appena montata per la costruzione dei muri: il responsabile della sua ditta lo aveva mandato a recuperare del materiale. E’ allora che questo cassero all’improvviso gli è crollato addosso, schiacciandolo. I colleghi l’hanno subito soccorso, hanno sollevato con una gru la pesante paratia, liberandolo, e hanno dato l’allarme: il cinquantanovenne è stato elitrasportato in condizioni disperate all’ospedale di Cuneo, ma i politraumi riportati erano troppo gravi e, nonostante i tentativi dei medici di salvarlo, dopo tre giorni di agonia è spirato lasciando nel dolore la moglie e due figli, oltre ai fratelli a cui era molto legato e che si sono rivolti a Studio3A per fare piena luce sui fatti e ottenere giustizia. Dalle indagini condotte dai carabinieri della stazione di Limone, che hanno subito posto sotto sequestro il cantiere, e dagli ispettori del Servizio di Prevenzione e Sicurezza degli Ambienti di Lavoro dell’Asl Cn1, erano emerse fin da subito pesanti responsabilità, poi pienamente confermate dalla perizia tecnica disposta dal Sostituto Procuratore e affidata al dott. Ing. Marco Sartini. La causa principale dell’infortunio, ha accertato il consulente tecnico, “è da attribuire alla caduta a terra del pannello costituente una delle due facce di un cassero per la realizzazione di un muro in cemento armato, proprio nel frangente in cui stava transitando in prossimità dello stesso Baskhim Toska, e la causa della caduta è da addebitare ad un non corretto e non conforme fissaggio con due puntelli in legno, di cui peraltro solo uno fissato a terra, in enorme contrasto con quanto previsto nello stesso manuale di montaggio”, che prevedeva dei bracci e dei piombatori: “un sistema “artigianale” che non può essere considerato idoneo ai fini della sicurezza. La non corretta realizzazione dei puntelli unitamente a una ventata più forte, ha creato la situazione di pericolo che ha portato il pannello a cadere a terra” ha concluso il Ctu: gli ispettori dello Spresal avevano scritto nel loro primo rapporto come “quella lavorazione è stata effettuata in una giornata di forte vento quando avrebbe dovuto essere sospesa”. A chiusura delle indagini preliminari il Pm ha ritenuto di chiedere il processo per gli indagati, chiamandoli a rispondere, per i rispettivi obblighi, posizioni di garanzia e responsabilità, di omicidio colposo in concorso con l’aggravante di essere stato commesso in violazione delle norme antinfortunistiche “per aver cagionato il decesso di Bashkim Toska, che, transitando in area non delimitata, nella fase di posa in opera del cassero, il cui fissaggio era necessario per la successiva colatura del cemento armato, veniva travolto e schiacciato dallo stesso che, a causa dell’instabilità dovuta all’installazione in violazione delle disposizioni previste, si ribaltava e gli precipitava addosso” riassume la dott.ssa Longo nella sua richiesta plurima di rinvio a giudizio. Istanza che ora ha prodotto una prima sentenza di condanna che i congiunti della vittima confidano possa finalmente sbloccare anche il dovuto risarcimento.