“Mare Monstrum”, Legambiente: nel 2021 contestati 55.020 reati

Un illecito ogni 133,3 mt di costa. Il 50,3% riguarda il cemento

GIU 29, 2022 -

Ambiente Milano, 29 giu. (askanews) – Abusivismo edilizio, deficit di depurazione e inquinamento, assalto al patrimonio ittico e alla biodiversità: nel 2021 sono stati contestati 55.020 reati, una media di 7,5 ogni chilometro di costa, ossia un illecito ogni 133,3 metri. dalla 23esima edizione del rapporto Mare Monstrum, elaborato dall’Osservatorio nazionale Ambiente e Legalità di Legambiente su dati di forze dell’ordine e Capitanerie di porto. Nel report che, per la prima volta, presenta un quadro completo delle violazioni alle leggi che tutelano mari e coste risulta che l’anno scorso sono state inflitte 24.900 le sanzioni, 20.485 sono state le persone arrestate o denunciate, 7.021 i sequestri, 392 le società denunciate e 270 quelle sanzionate. Tra sequestri e sanzioni, il business del mare violato è di oltre 626 milioni di euro, in flessione rispetto al 2020: la maggior parte delle misure riguarda l’inquinamento e i rifiuti, con oltre 577 milioni di euro. Sempre secondo il dossier, a guidare la classifica delle aggressioni all’ecosistema marino su base regionale è, anche nel 2021, la Campania, seguita da Sicilia, Puglia, Toscana, Calabria e Lazio. Prima regione del Nord è il Veneto, mentre nelle quattro regioni a “tradizionale presenza mafiosa” (Calabria, Campania, Puglia e Sicilia) si concentra il 46,1% di tutti i reati e gli illeciti amministrativi accertati nel nostro Paese. Analizzando, invece, i reati per chilometri di costa, “la classifica cambia radicalmente: qui il primo posto è della Basilicata, seguita da Abruzzo, Molise, Emilia-Romagna, Veneto e Campania”. Il “fattore di pressione di gran lunga prevalente rimane quello del ciclo illegale del cemento”, dalle villette abusive all’occupazione illegale delle spiagge, che da solo rappresenta il 50,3% del totale degli illeciti accertati, seguito dall’illegalità connessa ai fenomeni d’inquinamento e alla gestione dei rifiuti (25,3%) e dalla pesca di frodo (20,8%). Chiudono questa classifica, con il 4%, le violazioni relative al Codice della navigazione anche nelle aree marine protette. Questo, in sintesi, il quadro che emerge “Vale la pena ricordare come solo grazie all’introduzione dei delitti contro l’ambiente nel Codice penale nel 2015 sia stato possibile sviluppare inchieste adeguate alla gravità dei reati e come, ancora, anche i delitti contro la fauna attendano di esservi inseriti” ha ricordato il responsabile dell’Osservatorio Ambiente e Legalità di Legambiente, Enrico Fontana, aggiungendo che “solo potenziando le attività di controllo e rafforzando gli interventi normativi, in primis quelli contro l’abusivismo, con l’affidamento ai prefetti delle demolizioni quando i Comuni non le eseguono, e quelli contro la pesca illegale, si può fronteggiare l’assalto degli ecocriminali e dei predoni del mare”.