Salute Roma, 27 mag. (askanews) – Nove milioni di bambini e adolescenti italiani durante la pandemia hanno sperimentato cambiamenti sostanziali nei propri ambienti di vita, nelle routine quotidiane e nelle reti relazionali, educative e sociali che normalmente favoriscono la promozione della salute e la resilienza agli eventi traumatici. Lo dimostrano i numeri in continua crescita degli accessi al pronto soccorso e ai servizi di neuropsichiatria dell’infanzia e adolescenza, sia territoriali che ospedalieri: si parla di una crescita dell’84% rispetto al periodo precedente al Covid, mentre si è notato un calo del 48% di accessi per altri disturbi, prevalentemente a causa della paura dei contagi. Dall’inizio della pandemia, inoltre, le quotidiane richieste di visite urgenti per psicopatologia grave si sono quintuplicate. Uno studio ancora in corso riporta oltre tremila accessi al pronto soccorso per motivi psichiatrici nel 2021, rispetto a 2191 nel 2019, di cui 839 per autolesionismo e ideazione/comportamento suicidario, con un aumento dei tentativi di suicidio dell’82% e dell’ideazione suicidaria sino al 200%. Ma il disagio mentale infantile e in età evolutiva aveva una portata importante anche prima del Covid – il 14-20% dei bambini e adolescenti soffre di uno o più disturbi psichici – e se non lo si affronta adeguatamente, per disinformazione, tabù o vergona, diventerà uno stigma sociale e culturale difficile da abbattere. Occorre dunque un “atto di forza” per salvare la salute mentale dei giovani adolescenti, adulti di domani, perché gli strumenti di cura ci sono, a partire dalle terapie farmacologiche, efficaci se correttamente prescritti e di cui non bisogna avere timore. Sono alcuni temi emersi dal convegno congiunto Sinpia (Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza) e Sinpf (Società di NeuroPsicoFarmacologia) dal titolo: “Psicofarmacologia clinica in età evolutiva: efficacia, sicurezza e implicazioni nelle successive età della vita” che si è concluso oggi a Cagliari. Si tratta del primo incontro in assoluto in Italia dedicato al confronto sulla psicofarmacologia nel bambino e nell’adulto. “La pandemia non solo ha aumentato i casi di disagio psico-emotivo nei giovani ma ha anche raddoppiato gli accessi di pazienti presso centri e ospedali specializzati – spiega Alessandro Zuddas, Vicepresidente SINPIA e professore di Neuropsichiatria dell’Infanzia e Adolescenza all’Università di Cagliari -. In mancanza di un adeguato supporto sociale o sanitario, dall’insegnante ed altri adulti di riferimento extra-familare (es. allenatore sportivo) e dalla drammatica diminuzione dell’interazione diretta con amici e compagni, sono esplosi in manifestazioni serie e con esse anche la prescrizione di farmaci. In relazione a quest’ultimo aspetto sono emerse diverse criticità: ad esempio le scelte prescrittive incongrue, orientate a antidepressivi o antipsicotici efficaci e sicuri negli adulti, molto meno nei bambini e ragazzi. Oggi invece disponiamo anche per i giovani di un importante armamentario terapeutico, di sicura efficacia come dimostrano dati di letteratura. Da qui la necessità di (in)formazione fra la classe medica e la popolazione, genitori e ragazzi”. “La prevalenza di questi disturbi tende ad aumentare con la crescita del bambino per raggiungere un picco in adolescenza e trascinarsi in età adulta – aggiunge Claudio Mencacci, Co-Presidente Sinpf e direttore emerito di Psichiatria all’Ospedale Fatebenefratelli-Sacco di Milano -. Si stima però che solamente la metà di questi disturbi vengano appropriatamente diagnosticati e che di questi solo un quinto può venir preso in carico dai servizi di Neuropsichiatria dell’Infanzia e Adolescenza. Oltre cha alla carenza di servizi dedicati, ciò è aggravato dal persistere di disinformazione, tabù e stigma sociale e culturale difficili da abbattere, con conseguenze importanti sul bambino/adolescente; la frequente condizione di comorbidità con altri disturbi psichiatrici contribuisce a complicare il quadro clinico e la risposta ai trattamenti”. Gli ultimi dati attestano nel corso e nel post pandemia un raddoppio dei tentativi di suicidio e dei casi di anoressia. “Per questo occorre fare ‘empowerment’ e informare, sensibilizzare, promuovere azioni preventive e di screening per giovani e adolescenti sulle nuove opportunità di riconoscimento del disagio psichico e delle opportunità terapeutiche – prosegue Matteo Balestrieri, Co-Presidente Sinpf e professore di Psichiatria all’Università di Udine – affinché possano rendersi protagonisti del proprio percorso di cura, ovvero mettendoli nelle condizioni di potere scegliere di rivolgersi a un esperto, coinvolgendo i genitori o gli adulti di riferimento. Occorre inoltre implementare strutture e ambulatori, dotarli di maggiori risorse umane affinché possano offrire servizi più efficaci e efficienti per dare aiuto concreto a famiglie e ragazzi, estendendo l’azione di sensibilizzazione anche alle autorità territoriali e istituzioni competenti. I bambini ed i ragazzi, spesso la parte più vulnerabile della popolazione, hanno diritto alle cure specifiche per l’età, di cui oggi disponiamo”.
Salute mentale, nove milioni di bambini e ragazzi ‘sotto stress’
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