Ucraina Roma, 8 mar. (askanews) – Il conflitto fra Russia e Ucraina con il bombardamento russo che la scorsa settimana ha lambito la centrale nucleare di Zaporizhzhya, la più grande fra quelle presenti sul suolo europeo, ha riacceso la paura di fughe radioattive in Europa, dove il ricordo di Chernobyl è ancora ben vivo. L’attacco, come sottolineato dall’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea), ha colpito una parte della struttura causando un incendio. Fortunatamente, le conseguenze infrastrutturali sono state minime e non c’è stato alcun rilascio di radiazioni. Dei possibili rischi e delle eventuali precauzioni da prendere, in un momento in cui è scattata la corsa all’acquisto di pillole di iodio che limiterebbero l’assorbimento di iodio radioattivo, Askanews ha parlato con Fabrizio Banci Buonamici, coordinatore del Comitato di Radioprotezione di Aifm – Associazione italiana di Fisica medica, Direttore UOC Fisica Sanitaria dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Senese. “Da quello che si può sapere e fatte salve eventuali azioni, che non mi aspetterei, sostanzialmente penso non ci siano rischi radioattività per l’Italia – spiega – . La paura di quello che è successo a Chernobyl è assolutamente infondata con le centrali nucleari che ci sono in Ucraina e non ritengo che i Russi (che hanno una profonda conoscenza di questi problemi) siano così imprudenti da bombardare direttamente la centrale. Potrebbe succedere che vengano colpite accidentalmente le vasche in cui sono a raffreddare le barre di combustibile esaurito, ma anche in quel caso ritengo molto improbabile, se non impossibile, che arrivi qualcosa di significativo in Italia”. In realtà forme di prevenzione non esistono. E la corsa all’acquisto di pillole di ioduro di potassio nelle farmacie “è assolutamente infondata. Lo ioduro di potassio si prende in caso di alte emissioni di iodio radioattivo in atmosfera, cosa che accadde a Chernobyl quando, a seguito di un’esplosione si liberarono grandi quantità di iodio 131 che, appunto, è radioattivo e può venir assorbito dalla tiroide. In realtà in questo momento non c’è assolutamente iodio radioattivo in atmosfera, perché non ci sono emissioni, che , nel caso, sarebbero segnalate dalla autorità sanitarie. Prendere iodio senza motivazione è assolutamente ingiustificato può anche essere dannoso. Insomma non c’è al momento alcun motivo per fare incetta di compresse e soprattutto di darle in maniera preventiva a bambini”. “A Chernobyl – spiega ancora il professore – non c’è stata un’esplosione nucleare, ma chimica che ha scoperchiato il tetto del reattore: un enorme calore, perché stava bruciando il nocciolo a temperature dell’ordine di 1.800-2.000 gradi. Lo iodio radioattivo è evaporato e i venti lo hanno portato in Europa. Ma anche in quel caso dare iodio ai bambini sarebbe stato un eccesso non giustificato: il farmaco è giustificato quando la concentrazione di iodio radioattivo in atmosfera supera una certa soglia. Oggi sarebbero le nostre autorità sanitarie, che hanno un eccellente piano di emergenza, ad avvisare la popolazione e a dare indicazioni su come comportarsi”. La notte scorsa in Ucraina si è diffuso l’allarme per il danneggiamento a causa dei bombardamenti di un impianto di ricerca nucleare che produce radioisotopi per scopi medici e industriali nella città di Kharkiv. Anche da questo tipo di strutture può arrivare un pericolo? “Ci possono essere laboratori che producono isotopi radioattivi per uso medico, che sono quelli che utilizziamo regolarmente nella nostra attività – spiega Banci Buonamici – normalmente si tratta di isotopi non pericolosi e in quantità tali da non costituire un problema per la salute”. Anche in caso di bombardamento o incendio con conseguente fuoriuscita, “non ci saranno mai quantità tali di radioattivo che dall’Ucraina a noi possano provocare qualsiasi tipo di danno. Bisogna tenere in ogni caso presente che si tratta di isotopi ad uso sanitario, medicinali che iniettiamo ai pazienti. Dunque si tratta di attività che con ogni ragionevolezza non costituiscono alcun tipo di preoccupazione. Altra cosa se bombardassero una centrale nucleare utilizzata per produrre radioisotopi, ma non certo un laboratorio per la produzione a uso clinico”. “Va bene la paura ma bisogna rimanere razionali – chiarisce l’esperto – . I russi stanno facendo una cosa completamente fuori da ogni immaginazione, nessuno di noi avrebbe neanche lontanamente immaginato una guerra in Europa dopo ciò che è successo nel secolo scorso. Però i russi non sono pazzi: hanno avuto alcuni incidenti nucleari fra i più grossi. Chernobyl, certo, ma si trova in Russia anche la zona più contaminata del mondo: hanno un lago negli Urali in cui una centrale nucleare scaricava tutti i suoi rifiuti radioattivi, che si è seccato e le polveri radioattive si sono alzate sparpagliandosi. Hanno dovuto coprirlo con lastre di piombo e cemento. Insomma, i russi sanno benissimo cosa vuol dire maneggiare questa roba: ho dei grossissimi dubbi sul fatto che qualcuno utilizzi un razzo perforante contro il contenitore biologico di una centrale nucleare. Equivarrebbe a tirare una bomba nucleare: io non credo che siano così matti”. (Maria Paola D’Emilio). Mpd
Banci Buonamici: la corsa alle pillole anti-radioattività è dannosa
Parla il coordinatore del Comitato di Radioprotezione di Aifm