Sardegna Cagliari, 12 lug. (askanews) – “Dopo il lungo lockdown della primavera 2020, ancora per tutto l’anno scolastico 2020-21 la Didattica a distanza è stata la principale risposta del sistema educativo italiano ai problemi creati dall’evoluzione della pandemia e dalle misure di sicurezza sanitaria, in particolare, per la scuola secondaria di II grado. In attesa di sapere se e quanto gli apprendimenti ne abbiano sofferto, la ricerca che presentiamo oggi ci dice, fra le tante informazioni, che nella pratica quotidiana della Didattica a Distanza non c’è stato alcun significativo cambiamento metodologico e organizzativo rispetto a prima della pandemia. Quasi tutte le scuole superiori italiane hanno riproposto online e in sincrono la tradizionale didattica basata su lezione frontale, compiti a casa e verifiche, senza un ripensamento dei tempi, delle attività e degli strumenti, che tenesse conto della differenza di fare scuola in classe o a distanza. E senza un vero sforzo di sperimentare strategie per valorizzare di più autonomia e protagonismo dei ragazzi. Ciò forse può in parte spiegare perché gli studenti rivelino la loro fatica a seguire le lezioni in DaD, a tenere alte motivazione e attenzione, a interagire positivamente con professori e compagni, difficoltà tipiche dell’apprendimento da remoto”. Così Andrea Gavosto, direttore della Fondazione Agnelli, ha fornito una prima sintesi dei risultati della ricerca La DaD nell’anno scolastico 2020-21: una fotografia. Il punto di vista di studenti, docenti e dirigenti, realizzata insieme al Centro Studi Crenos e al Dipartimento di Scienze Economiche e Aziendali dell’Università di Cagliari e resa pubblica in questi giorni. La rilevazione ha riguardato un campione rappresentativo di 123 scuole secondarie di II grado, statali e paritarie, in tutta Italia. In ogni istituto sono stati proposti questionari a studenti (del III e V anno), docenti e dirigenti scolastici, raccogliendo complessivamente le risposte di 105 dirigenti scolastici, 3.905 docenti, 11.154 studenti. Degna di nota è anche la dissonanza fra docenti e dirigenti scolastici a proposito delle competenze in possesso dei primi per svolgere le attività di didattica a distanza. Mentre l’85% dei docenti dichiara di avere competenze più che sufficienti o del tutto adeguate per le esigenze didattiche richieste dalla DaD, i dirigenti scolastici sembrano porre l’accento assai più sui bisogni formativi dei propri professori ancora da colmare. Il 91% degli studenti dichiara di avere trascorso tra le 5 e le 6 ore al giorno collegato in video per attività in sincrono, dato confermato da un’analoga percentuale di dirigenti scolastici, secondo i quali il monte ore non è cambiato o ha visto eventualmente una riduzione proporzionale in tutte le materie. Secondo i DS, solo l’8% delle scuole ha operato una ristrutturazione significativa del quadro orario, con maggiore spazio alle materie fondamentali o caratterizzanti dell’indirizzo. Se il quadro orario non è cambiato, lo stesso può dirsi per l’impianto didattico tradizionale, che è stato riproposto in DaD. Per 9 studenti su 10, lezioni in video, verifiche e compiti a casa sono state le uniche attività proposte da tutti i docenti, senza particolare differenza tra le materie. Solo in un caso su 3 sono state proposte anche attività di ricerca che gli studenti potevano svolgere in autonomia e/o in gruppo, mentre in meno di 1 caso su 5 sono state sperimentate le più innovative piattaforme digitali che propongono giochi didattici, app ed esercizi interattivi per personalizzare i percorsi di apprendimento.
Università di Cagliari, luci e ombre della Dad nelle superiori
Uno studio con la Fondazione Agnelli sull'anno scolastico 20-21