Coronavirus Roma, 18 giu. (askanews) – La paura di contrarre il virus per le donne incinte e per le neo mamme è una delle leve che ha inciso di più nella presentazione di patologie psicologiche come la depressione. Patologia, che interessa il 10% delle donne incinte e il 13% di quelle che hanno appena partorito, si manifesta con diversi sintomi: umore triste, irritazione, stanchezza, agitazione, perdita di interesse nelle attività, difficoltà di attenzione e concentrazione, scarsa memoria e disturbi del sonno e dell’appetito, tutti segnali che hanno una forte incidenza sulla gravidanza e sul rapporto della donna con il proprio figlio e anche con il proprio compagno. L’arrivo della malattia può dipendere da diversi fattori come il presentarsi di alcune difficoltà durante i 9 mesi, situazioni stressanti o mancato supporto sociale. Ma da un anno e mezzo a questa parte, ad aggravare ulteriormente la situazione è stata l’emergenza sanitaria. Federica Faustini, psicologa e psicoterapeuta del centro B-Woman per la salute della donna di Roma, spiega come la pandemia abbia contribuito alla manifestazione o al peggioramento dei sintomi di questo malessere fra le donne in dolce attesa: “Le preoccupazioni per l’esposizione al virus possono influenzare emozioni, pensieri e funzioni. Alcune donne, a causa della paura che contrarre il Covid-19 potesse influenzare la salute propria e del proprio bambino, hanno sviluppato sintomi ossessivo-compulsivi, che si concretizzano nei rituali e nelle misure preventive per evitare il contagio. Inoltre, la costante preoccupazione può rendere le donne più difensive nei confronti del contatto fisico e far sì che, da sole, siano portate all’isolamento, con manifestazioni di ostilità e ansia fobica, dando vita così anche a sintomi depressivi”. L’isolamento è, infatti, l’altra importante fonte di disagio psicologico e depressione, legata alla pandemia. “La sintomatologia depressiva e ansiosa di questi tempi sembra essere legata al fatto che le mamme debbano affrontare momenti di tensione ed emozione in solitudine e possano sentirsi sopraffatte dal pensiero di doversi prendere cura di un neonato senza alcun aiuto esterno – spiega l’esperta – . Il distanziamento sociale necessario per il controllo del contagio, ha portato, infatti, molte donne a dover affrontare i 9 mesi, insieme a tutte le difficoltà che comportano e il post- partum quasi in completa solitudine e prive del fondamentale aiuto e affetto di familiari e amici. La lontananza dai propri cari, la mancanza di assistenza e il dover affrontare un momento così delicato a volte anche senza il partner, hanno portato come conseguenza ad un inevitabile aumento delle donne depresse nel Paese. “Questi risultati – conclude la psicologa – mostrano chiaramente che l’emergenza pandemica e le restrizioni imposte alla popolazione hanno avuto un grande impatto sul benessere delle future madri e delle donne dopo il parto, mettendo in gioco la loro salute mentale e stabilità emotiva. È noto che la gravidanza e il puerperio sono momenti estremamente delicati nella vita di una donna: questo particolare stato comporta una maggiore instabilità e fragilità emotiva, nonché un maggiore bisogno di protezione. Ciò è ancora più vero durante eventi stressanti, come quelli vissuti durante una pandemia. In questa prospettiva, è fondamentale che le strutture sanitarie e il personale medico tengano in grande considerazione il ruolo svolto dalla rete di supporto nel preservare il benessere delle donne incinte e delle neo mamme. Nello specifico, alle donne dovrebbe essere garantita la presenza del partner o di una persona di riferimento sia durante il parto che nei primi giorni dopo il parto, come suggerito anche dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (2016)”.
Covid e depressione: emergenza nell’emergenza mette a rischio neomamme
E donne in gravidanza