Roma, 18 mag. (askanews) – Organizzare la filiera del grano monococco in Sicilia, dalla produzione primaria fino alla trasformazione di prodotti di alta qualità certificabili con il marchio “Qualità Sicura” della Regione Siciliana. Questi gli obiettivi del progetto Co.S.Mo. (acronimo di Cooperazione per lo sviluppo in Sicilia della filiera del grano Monococco”) presentato nell’ambito della misura 16.1 del PSR Sicilia 2014-2020 dal gruppo operativo “Monococco” che vede un partenariato composto, tra gli altri, dal Consorzio di ricerca Gian Pietro Ballatore, ente capofila; il CREA- IT di Roma, Centro di Ingegneria e Trasformazioni agroalimentari, ente di ricerca nazionale vigilato dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali.
Il monococco è il primo grano coltivato dall’uomo, di cui anche in Sicilia sono stati ritrovati resti sia nei pressi della grotta dell’Uzzo nella Riserva Naturale dello Zingaro in provincia di Trapani che nel siracusano, e che oggi presenta delle caratteristiche che lo rendono più che mai adatto sia per una coltivazione biologica e sostenibile che per una trasformazione in prodotti altamente indicati per l’alimentazione di bambini, anziani e soggetti con problemi di digeribilità al glutine. Ma anche, destinato a un suo reimpiego in un’ottica di economia circolare, perché i residui colturali possono essere utilizzati per produrre energia rinnovabile, trasformati, per esempio, in bricchetti per alimentare caldaie a biomassa.
“È un ritorno di questa coltura nel nostro territorio – commenta Bernardo Messina, ricercatore Consorzio Ballatore, e responsabile scientifico del progetto COSMO – Nonostante oggi non sia presente nei nostri ordinamenti colturali, sul grano monococco gli enti svolgono attività di ricerca da diversi decenni. Il Consorzio Ballatore ha cominciato a farlo nel 2009, quando sono arrivati in Sicilia i semi di alcuni genotipi. Negli anni si è lavorato sulla tecnica colturale, sui processi di molitura, panificazione, pastificazione e produzione di birra, sul sistema di svestitura della cariosside, perché diversamente dal grano duro o tenero, la granella del monococco non è nuda. Abbiamo lavorato anche sugli aspetti della nutrizione e in genere salutistici”.
Il progetto mira, dunque, alla organizzazione e sviluppo della filiera del grano monococco in Sicilia. Per ottenere questo risultato verranno trasferite alle aziende agricole partner di progetto le conoscenze acquisite dagli enti di ricerca a livello regionale e nazionale. Si tratta di aziende agricole (Rizzo e Sicali di Assoro, Calleri di Palazzolo Acreide, Frasson di Aidone, Puma di Salemi, quest’ultima, gestisce anche un impianto artigianale di produzione della birra), che coltiveranno il monococco, in particolare le varietà Hammurabi e Norberto, costituite dal CREA-IT di Roma, attuando i protocolli colturali messi a punto dagli enti di ricerca partner di progetto.