Roma, 13 apr. (askanews) – Comincia la conta dei danni per le gelate dei giorni scorsi nel territorio veronese, con le temperature scese in certe zone fino a meno 8 che non hanno lasciato scampo a tanti alberi da frutta in piena fioritura. Nell’Est Veronese c’è chi ha riportato danni fino al 90 per cento alle ciliegie, soprattutto in collina, mentre nel Basso Veronese a fare le spese del gelo polare sono stati mele e kiwi. E non è ancora finita, perché in aperta campagna stanotte e mercoledì le temperature potrebbero scendere nuovamente sotto lo zero.
“L’idea che si sta facendo largo è che questa calamità sia peggiore di quella del 2017, perché ha colpito un’area molto estesa e con temperature di cui storicamente non abbiamo memoria in aprile – sottolinea Francesca Aldegheri, referente di giunta di Confagricoltura Verona per il settore frutta -. Da Montecchia a Brognoligo, passando per Belfiore, tutti i ciliegi sono stati colpiti dal gelo e chi non aveva o non ha acceso gli impianti antibrina, cioè la maggior parte degli agricoltori, ha riportato perdite medie intorno al 80 per cento. Soprattutto in collina, dove vigneti e ciliegi sono spesso in abbinata, gli impianti non sono stati accesi e perciò si arriva anche al 90 per cento di danni. A salvare le colture è stato chi, oltre agli impianti antibrina, aveva i teloni di copertura antipioggia. In quel caso le perdite sono state contenute. Ci preoccupa comunque anche quello che rimane, perché qualitativamente ci saranno conseguenze: segnature da freddo, problemi di conservazione, calibri più piccoli”.
Conferma Andrea Foroni, presidente dei frutticoltori di Confagricoltura Veneto, coltivatore di kiwi a Villafranca: “i danni sono ingenti in tutta la zona frutticola dall’Est al Basso Veronese anche per le pesche, con perdite stimate di oltre l’80 per cento e per i kiwi, con tanti germogli bruciati e foglie accartocciate. C’è chi ha avuto anche danni ai cachi, con le foglie incenerite. Per i meli è ancora presto per capire, ma per le Golden si stima un danno che può andare dal 40 al 80 per cento a seconda delle zone. I frutti bruciati, con il frutticino nero all’interno, significa zero produzione. Chi non ha acceso gli impianti antibrina avrà un danno totale. Per le viti danni minori e a macchia di leopardo solo per l’uva bianca precoce, come lo Chardonnay”.
Per la frutta veronese si profila, dunque, un’annata molto difficile e non è purtroppo l’unica: “veniamo da annate non facili: nel 2017 il gelo tardo primaverile che fece gravi danni alle viti, poi tre anni di cimice asiatica, le grandinate, le trombe d’aria – sottolinea Paolo Ferrarese, presidente di Confagricoltura Verona -. È una guerra infinita che combattiamo con armi spuntate. Ci auguriamo che venga decretato lo stato di calamità naturale e che gli aiuti arrivino presto, altrimenti tante aziende si troveranno in difficoltà”.