Cosa dice Giorgio Palù sugli anticorpi monoclonali

Secondo il presidente dell'Aifa sono un salvavita

FEB 3, 2021 -

Roma, 3 feb. (askanews) – Oggi Aifa potrebbe dire di sì all’uso in emergenza degli anticorpi monoclonali: “Gli anticorpi hanno un chiaro e definito meccanismo d’azione contro il virus perché bloccano il suo ingresso nella cellula in modo molto potente.

L’effetto finale di questo stop è la neutralizzazione dell’infettività del Sars-CoV-2. È un razionale scientifico provato da numerosi studi pubblicati su riviste prestigiose come Nature, Cell e Science. Tra gli enti che hanno investito sulla ricerca in questo campo troviamo università famose e istituzioni di altissimo livello. E infatti attualmente abbiamo 6 anticorpi in fase finale della sperimentazione o già autorizzati tra i quali il cosiddetto Trump Cocktail. Molti altri sono in fase 2,56 in studio preclinico e altri 60 in fase di discovery”. Lo dice Giorgio Palù, presidente dell’Aifa, in una intervista al Corriere della sera.

Si riduce il rischio di ricovero, spiega, “del 72-83%, per alcuni di essi se dati nella fase iniziale della malattia, a 72 ore dalla comparsa dei sintomi, quando la carica virale è massima, altrimenti sono inutili. Alcuni hanno mostrato una protezione del 70% da mortalità e/o ricovero. Sono un salvavita È assolutamente ragionevole valutare anche da noi, come hanno fatto altri Paesi (Usa, Canada Germania, Israele e Ungheria) un provvedimento d’urgenza che autorizzi la temporanea distribuzione dei monoclonali per i quali al momento non è stata rilasciata l’autorizzazione all’immissione in commercio da parte di Ema, l’agenzia europea. Il contributo giornaliero di vite umane pagato ancora oggi dall’Italia e la difficoltà di intravvedere la possibilità di ottenere l’immunità di gregge con la somministrazione di vaccini spinge a considerare un approccio integrato di prevenzione e terapie efficaci”.

Un’infusione costa dai 1.000 ai 2.000 euro. Una spesa giustificata? “Basta un’unica somministrazione di anticorpi monoclonali. Risparmieremmo sulle spese ospedaliere. Un ricovero ordinario costa oltre 1.000 euro al giorno, un posto in rianimazione cinque volte di più. La vita umana non ha prezzo.

Inoltre questi farmaci agiscono sulla carica virale e rendono chi li riceve incapace di infettare. Potrebbero essere prescritti ai pazienti che, per età o presenza di altre malattie, sono più esposti al rischio di progressione dell’infezione. Preferibilmente a quelli con sintomi lievi-moderati che vengono seguiti a domicilio. Si eviterebbero così tanti ricoveri”, spiega Palù.

Quanto agli effetti collaterali, osserva: “Sono farmaci con un profilo di sicurezza eccellente. Il rischio di effetti collaterali gravi è praticamente sovrapponibile al placebo”.

Luc/Pie