Roma, 19 gen. (askanews) – Fu un omicidio volontario con dolo eventuale e aggravato dai futili motivi e non omicidio preterintenzionale. Nessun dubbio ci deve esser nel vagliare il massacro di Emanuele Morganti, avvenuto nella notte tra il 25 e il 26 marzo del 2017 ad Alatri, in provincia di Frosinone. Il pg Claudio Mattioli lo ha sottolineato oggi nelle richieste fatte ai giudici della corte d’assise d’appello di Roma.
Il magistrato della pubblica accusa ha chiesto la condanna di tutti e 4 gli imputati: Michel Fortuna, Paolo Palmisani, Mario e Franco Castagnacci. Quest’ultimo in primo grado era stato assolto e gli altri imputati avevano preso 16 anni. La decisione della corte d’assise di Frosinone nel luglio 2019 aveva inquadrato il caso come un omicidio non voluto, un pestaggio sfuggito di mano. Ma la Procura, davanti a una sentenza che portò subito i familiari della vittima a sostenere che il ventenne era stato ucciso una seconda volta, ha respinto quella impostazione.
Emanuele Morganti, allontanato quella maledetta notte dal circolo Arci “Mirò” dopo un litigio banale, venne braccato dal branco nella vicina piazza regina Margherita e massacrato di calci e pugni, impedendo anche agli amici che erano con lui di soccorrerlo. “Hanno persino sputato sul corpo di Emanuele ormai esanime sul selciato”, hanno spesso ricordato i familiari. Per la Corte d’Assise, però, gli imputati hanno voluto aggredire il ventenne di Tecchiena, frazione di Alatri, ma non volevano ucciderlo. Il pg oggi si è rimesso ai giudici per la quantificazione della pena, ma sottolineando la diversa fattispecie contestata.