Firenze, 6 mag. (askanews) – La permanenza nei cosiddetti “alberghi sanitari” delle persone in isolamento, come positive al coronavirus, deve essere resa un po’ più umana, e meno simile ad una prigionia, sia per una forma di rispetto nei confronti dei diretti interessati, sia per incentivare, e non scoraggiare, la scelta di questo tipo di struttura durante la quarantena. E’ quanto fa presente Monia Monni, vicecapogruppo del Pd in Consiglio regionale della Toscana, che ha inviato una lettera “aperta” al presidente Enrico Rossi e all’assessore al Diritto alla Salute, Stefania Saccardi, alla luce del caso della dottoressa fiorentina Francesca Pallanti, cui hanno riservato spazio il Corriere Fiorentino e Repubblica Firenze. Francesca da due settimane, essendo positiva e asintomatica, è ospite presso un albergo sanitario, l’Hotel Caravaggio di Piazza Indipendenza, nel centro di Firenze.
Qualche giorno fa dopo aver ricevuto una vaschetta di gelato e una pizza inviate dal padre, ha trovato un avviso sulla porta di camera: “Le consegne in camera sono ammesse solo per beni di prima necessità, come medicinali e vestiti puliti. Vi preghiamo di capire la situazione sanitaria in cui siete e attenervi a queste direttive”.
Ciò che, quindi la consigliera regionale chiede a Saccardi e Rossi “è di avere un’attenzione aggiuntiva per tutte quelle persone che, come Francesca, hanno compiuto una scelta responsabile nell’interesse di tutti, dimostrando una volta ancora che al rigore necessario il nostro sistema sa affiancare la sensibilità che è propria di questa nostra regione. Rendere meno duro l’isolamento non costa niente. Significa, magari insieme alla consegna del pasto, consegnare una lettera, un pensiero, un gelato… insomma una coccola da parte di chi vuol dire a quel paziente che gli vuole bene e che non è così solo come può sentirsi”.