Roma, 15 gen. (askanews) – (di Paolo Federico, 15 anni)
In una parte remota dell’Africa, circa 60000 anni fa, un piccolo gruppo di uomini alla ricerca della sopravvivenza emigrò dalla propria terra d’origine per popolare il mondo. In questo modo inizia la storia dell’umanità, con una migrazione. Le migrazioni nel corso dei secoli sono sempre state protagoniste di grandi cambiamenti storici e sociali, basta pensare alla fondazioni degli Stati Uniti d’America.
Nel 1620 solo 102 pionieri inglesi, perseguitati in patria perché puritani, sbarcarono dopo un lungo viaggio in quelli che sarebbero diventati gli Stati Uniti d’America. Ma gli Stati Uniti sono diventati la prima potenza economica mondiale, soprattutto grazie ai milioni di Europei che all’inizio del novecento emigrarono in America alla ricerca della prosperità. Come ricorda la testimonianza di un emigrato italiano al museo di Ellis Island: “Sono venuto in America perché mi hanno detto che le strade erano d’oro. Quando sono arrivato, ho scoperto che le strade non erano d’oro e che sarei stato io a costruirle”. Gli immigrati sono stati di fatto il motore economico e culturale degli Stati Uniti.
Basta soltanto pensare a Robert de Niro, Frank Sinatra, Martin Scorsese che sono diventati simbolo dell’America stessa. È contradditorio e curioso che il presidente Donald Trump, famoso per le sue politiche anti migratorie, discenda da una famiglia di emigrati tedeschi. I migranti dunque potrebbero essere una grande risorsa per l’Europa stessa, risolvendo i grossi problemi demografici e pensionistici che ha. Nonostante ciò, invece di essere vista come la risoluzione dei problemi è diventata il problema a causa di sentimenti molto irrazionali come la paura. Come afferma l’INPS, gli immigrati hanno regalato all’Italia circa un punto percentuale di PIL, sotto forma di contributi non riscossi. Secondo una simulazione dello stesso INPS, darebbero al paese entro il 2040 circa 38 miliardi di euro. Questi dati sconvolgenti dimostrano la potenziale ricchezza dell’immigrazione.
Ma tralasciando tutti i dati economici, sorge un problema paradossale: perché tutti gli altri animali possono migrare dove vogliono per sopravvivere, mentre noi umani per qualche motivo ancestrale no? Forse è giunta l’ora per l’uomo di diventare abitante del mondo e smetterla di essere considerato come semplice abitante di un luogo.