Roma, 17 apr. (askanews) – La presenza dell’arsenico nelle acque del Lazio è un problema irrisolto che danneggia la popolazione. Lo afferma il Codacons, commentando quanto indica l’Istituto di ricerca sulle acque del Consiglio nazionale delle ricerche, secondo cui sono 90 nel Lazio i comuni in cui la concentrazione di arsenico nell’acqua non riesce ancora a rientrare nei limiti stabiliti dalla legge.
“Chi negli anni ha concesso deroghe a ripetizione per la messa a norma delle acque laziali è responsabile dei danni prodotti ai cittadini e all’ambiente – afferma il presidente Carlo Rienzi – consentire lo sforamento dei limiti di arsenico in un bene primario come l’acqua, oltre ad essere una follia, potrebbe addirittura configurare veri e propri reati, da quello di inquinamento ambientale al reato di commercio e distribuzione di sostanze nocive. Senza contare eventuali danni fisici alle persone che hanno consumato acqua contaminata da arsenico”.
Tutti i cittadini e le imprese residenti nei comuni del Lazio coinvolti dal fenomeno e che hanno subito danni materiali a causa della presenza del veleno nell’acqua, possono rivolgersi al Codacons per le dovute azioni di tutela: l’associazione sta infatti studiando le iniziative legali da intraprendere in difesa della popolazione e del territorio.