Smantellata un’associazione per delinquere che operava nel carcere di Poggioreale
Napoli, 18 ott. (askanews) – Un’associazione per delinquere finalizzata a commettere reati vari, tra i quali introdurre illegalmente telefoni cellulari e droga all’interno della casa circondariale di Poggioreale a Napoli. E’ l’ipotesi accusatoria avanzata nel corso di un’indagine, coordinata dalla procura partenopea e condotta dai carabinieri del Nucleo investigativo del Gruppo di Castello di Cisterna, che ha portato all’esecuzione di sei misure cautelari in carcere e di due agli arresti domiciliari.
Tra i destinatari dei provvedimenti restrittivi, non solo alcuni detenuti dell’istituto penitenziario, ma anche l’attuale garante dei diritti delle persone private o limitate nella liberta’ personale del Comune di Napoli, tuttora in carica. Secondo quanto ipotizzato dai magistrati, Pietro Ioia, avvalendosi del suo ruolo che gli consentiva libero accesso all’interno delle carceri, vi introduceva, dietro compenso, telefoni e droga.
L’attivita’ d’indagine, svolta da giugno 2021 a gennaio 2022, ha consentito di delineare una serie di illeciti e di contestare i reati, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata all’accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di detenuti, traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti e corruzione.
In particolare, e’ emerso che la compagna di uno dei promotori del gruppo, attraverso il garante, facesse recapitare ai detenuti che facevano parte dell’associazione, cellulari e stupefacenti di vario tipo che poi venivano venduti alle altre persone recluse, creando un vero e proprio commercio illegale.
Ioia – si legge in una nota dell’Arma – approfittava dei colloqui utili a verificare le condizioni in cui vivevano i reclusi per effettuare le consegne che gli erano state richieste. Il denaro veniva poi versato su alcune carte ricaricabili in uso a una donna e poi diviso con gli altri membri dell’organizzazione.
Le indagini hanno evidenziato l’esistenza di “un dilagante fenomeno di spaccio di hashish e cocaina, del valore economico di diverse migliaia di euro, all’interno dell’istituto penitenziario”. La direzione del carcere di Poggioreale e la polizia penitenziaria hanno prestato la loro collaborazione alle indagini nella fase di osservazione dei colloqui.
Psc/Int14
Droga e cellulari in carcere: 8 persone arrestate, anche il Garante dei detenuti di Napoli
Napoli, 18 ott. (askanews) – Un’associazione per delinquere finalizzata a commettere reati vari, tra i quali introdurre illegalmente telefoni cellulari e droga all’interno della casa circondariale di Poggioreale a Napoli. E’ l’ipotesi accusatoria avanzata nel corso di un’indagine, coordinata dalla procura partenopea e condotta dai carabinieri del Nucleo investigativo del Gruppo di Castello di Cisterna, che ha portato all’esecuzione di sei misure cautelari in carcere e di due agli arresti domiciliari.
Tra i destinatari dei provvedimenti restrittivi, non solo alcuni detenuti dell’istituto penitenziario, ma anche l’attuale garante dei diritti delle persone private o limitate nella liberta’ personale del Comune di Napoli, tuttora in carica. Secondo quanto ipotizzato dai magistrati, Pietro Ioia, avvalendosi del suo ruolo che gli consentiva libero accesso all’interno delle carceri, vi introduceva, dietro compenso, telefoni e droga.
L’attivita’ d’indagine, svolta da giugno 2021 a gennaio 2022, ha consentito di delineare una serie di illeciti e di contestare i reati, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata all’accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di detenuti, traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti e corruzione.
In particolare, e’ emerso che la compagna di uno dei promotori del gruppo, attraverso il garante, facesse recapitare ai detenuti che facevano parte dell’associazione, cellulari e stupefacenti di vario tipo che poi venivano venduti alle altre persone recluse, creando un vero e proprio commercio illegale.
Ioia – si legge in una nota dell’Arma – approfittava dei colloqui utili a verificare le condizioni in cui vivevano i reclusi per effettuare le consegne che gli erano state richieste. Il denaro veniva poi versato su alcune carte ricaricabili in uso a una donna e poi diviso con gli altri membri dell’organizzazione.
Le indagini hanno evidenziato l’esistenza di “un dilagante fenomeno di spaccio di hashish e cocaina, del valore economico di diverse migliaia di euro, all’interno dell’istituto penitenziario”. La direzione del carcere di Poggioreale e la polizia penitenziaria hanno prestato la loro collaborazione alle indagini nella fase di osservazione dei colloqui.
Psc/Int14