Roma, 1 set. (askanews) – La vita sulla Terra potrebbe essere sbocciata prima del previsto, quando il nostro pianeta aveva appena un miliardo di anni. A dirlo, evidenzia l’Agenzia spaziale italiana sul suo sito, è un nuovo studio guidato dai geologi dell’Università australiana di Wollongong e pubblicato sulla rivista Nature, che prende in analisi frammenti di rocce metamorfiche vecchie 3.7 miliardi di anni prelevati ad Isua, in Groenlandia: all’interno dei campioni ci sarebbero le tracce fossili di organismi viventi più antiche mai individuate.
La scoperta, se confermata, costringerebbe gli esperti a rivedere le teorie sinora accettate e a spostare le lancette della vita migliaia di anni addietro – ad oggi i fossili più datati avevano “solo” 220 milioni di anni.
I ricercatori hanno individuato un tipo di roccia – tra le più vecchie del globo – noto come stromatolite, una struttura appartenente al gruppo dei calcari laminata dall’attività dei microrganismi. E se le stromatoliti prelevate sull’isola danese hanno 3.7 miliardi di anni, anche gli organismi unicellulari che le hanno modellate hanno un’età simile. Il campione appartiene alla famiglia delle rocce metamorfiche, il che vuol dire che ha subito una serie di riscaldamenti fino a 500 gradi Celsius e di successivi raffreddamenti nel corso dei secoli, trattenendo materiali all’interno. La chimica di queste pietre infatti rivela l’esistenza di acqua di mare.
Se lo studio venisse confermato, e se davvero prove di attività microbiologica fossero intrappolate dentro reperti tanto remoti a testimoniare che la vita si sviluppava quando la Terra aveva appena 1 miliardo di anni, potremmo immaginare di trovare tracce di vita anche in rocce aliene parimenti vecchie. Gli scienziati infatti strizzano già l’occhio a Marte, un pianeta con una storia simile alla Terra che nel passato potrebbe aver sviluppato un ambiente più caldo e umido rispetto all’attuale, condizioni ottimali per la nascita di microrganismi. Il mondo rosso inoltre non presenta fenomeni di tettonica a placche e ciò comporta che eventuali reperti potrebbero essersi conservati meglio. I ricercatori pensano già ad una rosa di luoghi dove cercare, nella speranza di aggiungere un nuovo tassello al puzzle della vita sulla Terra e nell’Universo.