Sandro Di Castro ad askanews: colpite tante famiglie italiane
Roma, 7 ott. (askanews) – E’ uno dei quaranta feriti dell’attentato alla Sinagoga di Roma, avvenuto l’8 ottobre 1982 che provoco’ la morte del piccolo Stefano Gaj Tache’. Sandro Di Castro, gia’ presidente della Comunita’ Ebraica di Roma e Presidente del Bene’ Berith Roma, fu uno dei feriti. Percorre quella strada davanti al Tempio maggiore, in quel punto esatto dove una bomba lo feri’. E racconta ad askanews i ricordi di quel giorno:
"C’e’ un ricordo precedente all’attentato, durante l’attentato e subito dopo l’attentato. Il precedente – sottolinea Di Castro – e’ che sembrava che stessero tirando dei sassi poi pero’ abbiamo sentito subito le esplosioni, io sono stato ferito dalla prima bomba e dunque ho realizzato subito che si trattava di un attentato. Il durante e’ che mentre ancora stavano sparando, c’era un fotografo che stava riprendendo tutta la scena; il dopo e’ il silenzio e il lamento delle persone ferite, sembrava fosse una strage ancora piu’ grave di quanto effettivamente fu. Fortunatamente c’erano queste macchine vicino al marciapiede che ci hanno riparato; le macchine furono crivellate di colpi, se non ci fossero state le macchine, sicuramente il bilancio sarebbe stato molto piu’ grave".
"E’ molto importante la giornata di domenica – aggiunge il sopravvissuto alla strage dell’8 ottobre 1982 – perche’ dobbiamo trasmettere questi ricordi alle giovani generazioni ed e’ importante che ci sia il presidente della Repubblica perche’ gli italiani hanno bisogno di ricordare cio’ che fu il terrorismo palestinese qui in Italia. Per anni Stefano non fu inserito nella lista delle vittime del terrorismo. E’ stato grazie all’opera del fratello e alla sensibilita’ del presidente Napolitano e del presidente Mattarella. Purtroppo in Italia, ogni volta che c’e’ qualcosa che riguarda la nostra comunita’ ebraica, tra le piu’ antiche in Europa, si pensa che sia qualcosa che riguarda lo stato di Israele. Invece no, noi siamo cittadini italiani e abbiamo contribuito al Risorgimento, alla Costituzione. Siamo cittadini a tutti gli effetti. E dobbiamo ricordare che in Italia ci sono stati tanti attentati, che hanno coinvolto cittadini italiani non di religione ebraica, come le due stragi a Fiumicino, l’attentato a via Bissolati e l’attentato al Caffe’ de Paris. Di questi episodi che hanno colpito cittadini italiani come noi ce ne sono tanti – conclude – ed e’ bene prendere coscienza che il terrorismo palestinese ha colpito tantissime famiglie italiane".
Attentato Sinagoga, sopravvissuto: terrorismo colpisce tutti
Sandro Di Castro ad askanews: colpite tante famiglie italiane
Roma, 7 ott. (askanews) – E’ uno dei quaranta feriti dell’attentato alla Sinagoga di Roma, avvenuto l’8 ottobre 1982 che provoco’ la morte del piccolo Stefano Gaj Tache’. Sandro Di Castro, gia’ presidente della Comunita’ Ebraica di Roma e Presidente del Bene’ Berith Roma, fu uno dei feriti. Percorre quella strada davanti al Tempio maggiore, in quel punto esatto dove una bomba lo feri’. E racconta ad askanews i ricordi di quel giorno: "C’e’ un ricordo precedente all’attentato, durante l’attentato e subito dopo l’attentato. Il precedente – sottolinea Di Castro – e’ che sembrava che stessero tirando dei sassi poi pero’ abbiamo sentito subito le esplosioni, io sono stato ferito dalla prima bomba e dunque ho realizzato subito che si trattava di un attentato. Il durante e’ che mentre ancora stavano sparando, c’era un fotografo che stava riprendendo tutta la scena; il dopo e’ il silenzio e il lamento delle persone ferite, sembrava fosse una strage ancora piu’ grave di quanto effettivamente fu. Fortunatamente c’erano queste macchine vicino al marciapiede che ci hanno riparato; le macchine furono crivellate di colpi, se non ci fossero state le macchine, sicuramente il bilancio sarebbe stato molto piu’ grave". "E’ molto importante la giornata di domenica – aggiunge il sopravvissuto alla strage dell’8 ottobre 1982 – perche’ dobbiamo trasmettere questi ricordi alle giovani generazioni ed e’ importante che ci sia il presidente della Repubblica perche’ gli italiani hanno bisogno di ricordare cio’ che fu il terrorismo palestinese qui in Italia. Per anni Stefano non fu inserito nella lista delle vittime del terrorismo. E’ stato grazie all’opera del fratello e alla sensibilita’ del presidente Napolitano e del presidente Mattarella. Purtroppo in Italia, ogni volta che c’e’ qualcosa che riguarda la nostra comunita’ ebraica, tra le piu’ antiche in Europa, si pensa che sia qualcosa che riguarda lo stato di Israele. Invece no, noi siamo cittadini italiani e abbiamo contribuito al Risorgimento, alla Costituzione. Siamo cittadini a tutti gli effetti. E dobbiamo ricordare che in Italia ci sono stati tanti attentati, che hanno coinvolto cittadini italiani non di religione ebraica, come le due stragi a Fiumicino, l’attentato a via Bissolati e l’attentato al Caffe’ de Paris. Di questi episodi che hanno colpito cittadini italiani come noi ce ne sono tanti – conclude – ed e’ bene prendere coscienza che il terrorismo palestinese ha colpito tantissime famiglie italiane".
Roma, 7 ott. (askanews) – E’ uno dei quaranta feriti dell’attentato alla Sinagoga di Roma, avvenuto l’8 ottobre 1982 che provoco’ la morte del piccolo Stefano Gaj Tache’. Sandro Di Castro, gia’ presidente della Comunita’ Ebraica di Roma e Presidente del Bene’ Berith Roma, fu uno dei feriti. Percorre quella strada davanti al Tempio maggiore, in quel punto esatto dove una bomba lo feri’. E racconta ad askanews i ricordi di quel giorno: "C’e’ un ricordo precedente all’attentato, durante l’attentato e subito dopo l’attentato. Il precedente – sottolinea Di Castro – e’ che sembrava che stessero tirando dei sassi poi pero’ abbiamo sentito subito le esplosioni, io sono stato ferito dalla prima bomba e dunque ho realizzato subito che si trattava di un attentato. Il durante e’ che mentre ancora stavano sparando, c’era un fotografo che stava riprendendo tutta la scena; il dopo e’ il silenzio e il lamento delle persone ferite, sembrava fosse una strage ancora piu’ grave di quanto effettivamente fu. Fortunatamente c’erano queste macchine vicino al marciapiede che ci hanno riparato; le macchine furono crivellate di colpi, se non ci fossero state le macchine, sicuramente il bilancio sarebbe stato molto piu’ grave". "E’ molto importante la giornata di domenica – aggiunge il sopravvissuto alla strage dell’8 ottobre 1982 – perche’ dobbiamo trasmettere questi ricordi alle giovani generazioni ed e’ importante che ci sia il presidente della Repubblica perche’ gli italiani hanno bisogno di ricordare cio’ che fu il terrorismo palestinese qui in Italia. Per anni Stefano non fu inserito nella lista delle vittime del terrorismo. E’ stato grazie all’opera del fratello e alla sensibilita’ del presidente Napolitano e del presidente Mattarella. Purtroppo in Italia, ogni volta che c’e’ qualcosa che riguarda la nostra comunita’ ebraica, tra le piu’ antiche in Europa, si pensa che sia qualcosa che riguarda lo stato di Israele. Invece no, noi siamo cittadini italiani e abbiamo contribuito al Risorgimento, alla Costituzione. Siamo cittadini a tutti gli effetti. E dobbiamo ricordare che in Italia ci sono stati tanti attentati, che hanno coinvolto cittadini italiani non di religione ebraica, come le due stragi a Fiumicino, l’attentato a via Bissolati e l’attentato al Caffe’ de Paris. Di questi episodi che hanno colpito cittadini italiani come noi ce ne sono tanti – conclude – ed e’ bene prendere coscienza che il terrorismo palestinese ha colpito tantissime famiglie italiane".