Roma, 5 ott. (askanews) – L’elezioni politiche dello scorso 25 settembre hanno delineato, con la nomina dei nuovi deputati e senatori, il nuovo Governo italiano. In Nord e Centro America gli eletti che rappresenteranno gli italiani all’estero sono tre: La Marca (PD), al Senato e alla Camera Di Giuseppe (FDI) e Di Sanzo (PD). A loro, scrive su La Voce di New York Alessandro Crocco, presidente del Comites NYC, gli auguri di buon lavoro, per un ruolo che riteniamo di fondamentale importanza, essendo il tramite e la voce in Parlamento e in Senato per un riconoscimento certo e attivo degli italiani all’estero.
Un ruolo che va senza dubbio rafforzato, rinsaldato per promuovere quel rapporto fiduciario fra le comunita’ italiane all’estero e la terra di origine, fra chi e’ partito e chi e’ rimasto, creando una rete di relazioni che colleghi il resto del mondo all’Italia e ai suoi territori e recuperando voce e diritti. Una riflessione post voto che porta a definire priorita’ e azioni da mettere in campo con maggiore insistenza e determinazione, per risaldare attraverso i nostri rappresentanti e gli organismi preposti, un legame istituzionale sempre maggiore, cosi’ da garantire alle nostre comunita’ quei servizi e quell’ascolto di cui necessitano e hanno diritto.
Il dibattito politico intorno ad alcuni temi caldi, che solo in parte sono stati presentati nei programmi politici dei diversi schieramenti, deve tornare ad essere preponderante per attuare sia quelle riforme necessarie per il riconoscimento dei diritti degli italiani all’estero, sia quei provvedimenti che sostengano il rinnovamento di molti degli ambiti, degli enti e degli organismi che promuovono e mantengono le relazioni istituzionali e non.
La prima battaglia da condurre e’ proprio sulla riforma del voto all’estero che manifesta tutta la sua inefficienza e quindi la negazione di poter esercitare un propio diritto. Vanno riviste sia la legge riferita all’Anagrafe e censimento degli italiani all’estero (AIRE), che si mostra come uno strumento imperfetto sia perche’ l’iscrizione pur obbligatoria non viene da tutti effettuata sia per i meccanismi di aggiornamento degli elenchi che rende impossibile il contatto con il cittadino e il ricevimento della cartolina o del plico elettorale in caso di votazioni (che si lega al fenomeno dei cittadini irreperibili all’estero o di cui non si e’ comunicata la scomparsa), sia quella che disciplina il voto degli italiani all’estero.
Il peso degli italiani estero nel corpo elettorale nazionale oggi e’ pari a circa il 10,3%, va da se’ che cio’ influisce nella determinazione del tasso di astensione dal voto, alto soprattutto nelle elezioni regionali e locali che non ne consentono l’esercizio per corrispondenza come invece nelle nazionali, dove la percentuale dei non votanti trova ragione nella farraginosa modalita’ dell’esercizio stesso del voto. La stessa che da spazio a brogli piu’ volte denunciati!
Un impegno oggettivo, quindi, che i nuovi rappresentanti devono assumersi, guardando, anche, ad una generale riforma degli organismi dai Consolati, al CGIE (Consiglio Generale degli Italiani all’Estero), agli stessi Comites. I quali, cosi’ come sono strutturati, non rispondono piu’ alle reali esigenze di un mondo, quella della immigrazione, in continua evoluzione e che necessita di una nuova visione e una prospettiva diversa, in quanto rappresentano dei veri e propri organismi di prossimita’ che hanno ben chiara la realta’ in cui si muovono e vivono, sono la vera trade union con le comunita’.
In sintesi, queste sono solo alcune delle richieste di discussione che, come presidente del Comites NYC, rivolgo ai neo letti affinche’ la propria azione politica sia indirizzata, attraverso una fattiva e reale collaborazione tra le parti, a rispondere alle sfide del cambiamento e guidata a conquistare una dignitosa posizione all’interno dei processi di quella nuova globalizzazione che, anche e soprattutto dopo la pandemia, guarda sempre di piu’ alle comunita’ come valore ed essenza delle azioni e delle scelte.