Roma, 27 set. (askanews) – Una cerimonia sobria, eppure costosa. La controversa commemorazione funebre di oggi dedicata al defunto primo ministro giapponese Shinzo Abe, assassinato a luglio mentre teneva un comizio elettorale, si e’ svolta in un clima di rarefatta commozione all’interno dell’arena Nippon Budokan di Tokyo, mentre all’esterno una lunga fila di cittadini attendeva di poter deporre fiori e, da un’altra parte della citta’, centinaia di dimostranti esprimevano il loro dissenso per un evento voluto direttamente dal primo ministro Fumio Kishida e poco apprezzato dall’opinione pubblica.
A Tokyo un cielo limpido ha accolto la giornata. All’interno del Budokan – una “venue” famosa sopattutto per i concerti di star del rock come i Beatles, i Rolling Stones, Eric Clapton – circa 4.300 invitati, 700 dei quali stranieri commemoravano il primo ministro nipponico che nel dopoguerra per piu’ tempo ha guidato un esecutivo ed e’ stato sostanzialmente l’ideatore della nozione di “libero e aperto Indo-Pacifico” come approccio alla regione per contenere l’ascesa e crescente assertivita’ della Cina.
“Abe-san, la tua vita sarebbe dovuta essere molto, molto piu’ lunga. Eri necessario” al Paese “per molto, molto piu’ tempo”, ha detto Kishida rivolgendosi direttamente al defunto ex premier di cui e’ stato ministro degli Esteri importante interlocutore all’interno del Partito liberaldemocratico. “Hai lavorato instancabilmente e hai esaurito tutte le tue energie sia per il Giappone che per il mondo”, ha continuato alludendo al fatto che, nei due mandati ricoperti da premier, Abe fu costretto alle dimissioni per motivi di salute.
La cerimonia ha avuto inizio alle 14 (ore 7 in Italia). Presenti alcuni importanti leader e membri di governo mondiali, come il primo ministro indiano Narendra Modi, il presidente vietnamita Nguyen Xuan Phuc, la vicepresidente degli Stati uniti Kamala Harris e i primi ministri indiano e singaporegno Anthony Albanese e Lee Hsien Loong. Di livello un po’ piu’ basso il rappresentante inviato dalla Cina, grande rivale regionale del Giappone con cui Abe ebbe rapporti tesi: il vicepresidente della Conferenza nazionale consultiva politica Wan Gang.
Il Giappone non e’ solito dedicare grandi esequie di stato per i suoi primi ministri. Nel dopoguerra e’ accaduto una sola volta: alla morte di Shigeru Yoshida, che fu l’architetto della rinascita nipponica dopo la disfatta nel secondo conflitto mondiale. Rispetto all’illustre precedente, pero’, la figura di Abe e’ piu’ discussa, tanto che l’ostinazione con la quale il primo minsitro Fumio Kishida ha insistito nel portare avanti il progetto di esequie di stato parrebbe, a giudicare dai sondaggi, essergli costato parecchio in termini di consenso d’opinione.
A portare le ceneri del defunto ex premier e’ stata la vedova, Akie Abe, vestita con un elegante kimono nero da lutto. La cerimonia si e’ aperta con l’inno nazionale giapponese – il “Kimigayo” – e da un minuto di silenzio, seguito da un vbeve video approntato dal governo per celebrare i risultati politici di Shinzo Abe.
Dopo Kishida, hanno tenuto discorsi i presidenti della Camera dei rappresentanti (Hiroyuki Hosoda) e della Camera dei Consiglieri (Hidehisa Otsuji), il presidente della Corte suprema Saburo Tokura. Dopodiche’ parlera Yoshihide Suga, che e’ stato collaboratore stretto di Abe e suo successore alla carica di primo minsitro. Suga prendera’ la parola come rappresentante degli amici di Abe.
In seguito, gli ospiti e i dignitari stranieri hanno potuto deporre fiori sull’altare, a partire dal principe della corona (principe ereditario) Fumihito e la moglie principessa Kiko. Intanto lo stesso gesto veniva fatto da migliaia di semplici cittadini, alcuni dei quali commossi. In un paese noto per la rarita’ dei crimini di sangue, l’uccisione sostanzialmente in diretta di Abe l’8 luglio scorso ha provocato grande impressione.
A uccidere Abe e’ stato un uomo il quale lo riteneva vicino alla Chiesa dell’Unificazione, il culto religioso fondato in Corea del Sud negli anni ’50 dal reverendo Moon. L’assassino sostiene che la sua famiglia e’ stata rovinata dalle offerte estratte dal movimento religioso alla madre e per questo ha voluto uccidere un uomo che riteneva collegato al culto, dopo aver visto il video di un messaggio di saluto dell’ex premier a una convention religiosa.
La vicenda ha turbato parecchio la vita politica giapponese e ha costretto Kishida a ordinare al suo partito liberaldemocratico (Jiminto) un’indagine interna dalla quale e’ risultato che un numero rilevante di suoi parlamentari ha collegamenti con i Moonies. Tra questi anche Nobuo Kishi, fratello minore di Abe. E, in effetti, storicamente la famiglia Kishi-Abe ha avuto rapporti con Moon e la sua chiesa a partire dal defunto ex primo ministro Nobusuke Kishi, nonno di Shinzo Abe. Ma personalmente Abe, a quanto ha chiarito la filiale giapponese della chiesa, non apparteneva al movimento religioso.
Queste circostanze hanno certamente contribuito a creare attorno alla cerimonia odierna una notevole insoddisfazione, assieme alla personalita’ stessa di Abe, che in passato e’ stato collegato ad alcuni scandali ed e’ sempre stato visto come un personaggio piuttosto divisivo. Inoltre, l’ostinazione di Kishida nel voler procedere con la commemorazione, anche non passando per un voto parlamentare, ha acuito le polemiche. Secondo un sondaggio realizzato tra il 14 e il 16 settembre dal Nikkei shimbun, il 60 per cento dei giapponesi era contrario alla cerimonia, solo il 33 per cento favorevole.
Ulteriori polemiche, poi, sono stato generati dai costi della stessa, a spese del contribuente: qualcuno ha sottolineato che gli 1,55 miliardi di yen (10,8 milioni di euro) annunciati dal governo nipponico e’ superiore a quanto stimato – secondo valutazioni pero’ conservative – per le piu’ pompose e spettacolari esequie di Elisabetta II a Londra, cioe’ 8 milioni di sterline (9 milioni di euro).
Cosi’, se pure il governo ha cercato di volare basso non proclamando un giorno di riposo nazionale e non chiedendo di rimandare concerti ed eventi sportivi, non e’ riuscito comunque a evitare che centinaia di persone scendessero civilmente in piazza per protestare contro la cerimonia.
Alla fine, a salutare Abe, morto a 67 anni in un momento in cui – secondo alcune voci – stava ricominciando a lavorare per ritornare in sella, sono stati sparati 18 colpi di cannone. Si e’ conclusa cosi’ una parentesi importante per la politica giapponese del dopoguerra.