Roma, 8 giu. (askanews) – Una sfida di frontiera, al confine tra chimica, fisica e biologia: costruire macchine nanometriche azionate dall’energia della luce. È il progetto “made in Unibo” del professor Alberto Credi che il Consiglio Europeo della Ricerca (ERC) ha scelto di finanziare con quasi due milioni e mezzo di euro, primo Advanced Grant sulla chimica assegnato all’Università di Bologna e quinto per le scienze chimiche in tutta Italia dal 2007, anno di nascita del bando Erc.
Il progetto si chiama LEAPS (“Light effected autonomous molecular pumps: Towards active transporters and actuating materials”) e ha come obiettivo la realizzazione di sistemi nanometrici in grado di trasportare molecole in modo controllato utilizzando l’energia della luce: uno studio che promette di aprire nuove vie in diversi settori della scienza, della tecnologia e della medicina. Il progetto – che durerà 5 anni – è estremamente ambizioso e ha superato le severe fasi di selezione anche grazie alla competenza e alla reputazione scientifica del suo ideatore e del suo team. Alberto Credi – classe 1970, docente al Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-alimentari dell’Alma Mater – è fra i 20 chimici italiani più citati al mondo ed ha già ricevuto numerosi riconoscimenti per le sue ricerche, l’ultimo dei quali gli sarà conferito all’Accademia dei Lincei il prossimo 10 giugno, alla presenza del Presidente della Repubblica.
“Tutti gli organismi, compresi gli esseri umani – spiega Credi -, utilizzano motori molecolari costituiti da proteine per svolgere compiti fondamentali per la vita. Negli ultimi decenni noi chimici abbiamo imparato a creare macchine molecolari sintetiche, ma non siamo ancora riusciti ad utilizzarle nel mondo reale. Obiettivo finale di questo progetto è allora fare concreti passi avanti in questa direzione.” L’idea è basata su un modello già sviluppato dal team guidato dal professor Credi e pubblicato un anno fa su Nature Nanotechnology. Il progetto LEAPS si concentrerà su tre sfide: il trasporto di molecole in modo controllato lungo una precisa direzione per una distanza di alcuni nanometri, il pompaggio di molecole fra due compartimenti di una soluzione fisicamente separati da una membrana e la costruzione di materiali polimerici nei quali il funzionamento delle pompe molecolari sia in grado di produrre cambiamenti strutturali (ad esempio reticolazione delle catene polimeriche).
“La realizzazione del primo e del secondo obiettivo – continua Credi – ci consentirebbe di imitare il trasporto molecolare nelle cellule, con notevoli implicazioni per usi biomedici, mentre il secondo e il terzo obiettivo puntano ad un altro risultato importante: convertire l’energia solare e immagazzinarla sotto forma di energia chimica, ovvero realizzare una fotosintesi artificiale”. Qui la sfida del gruppo di ricerca si fa ancora più ardita: costruire un polimero, cioè un materiale plastico, che possa accumulare l’energia della luce che lo illumina per poi rilasciarla a comando effettuando un movimento, ovvero compiendo lavoro. “Con materiali di questo tipo – conclude Credi – si possono costruire fibre muscolari artificiali azionate dalla luce. E magari un giorno potremmo usare queste fibre per costruire robot alimentati direttamente con l’energia del sole?”