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Industria Fvg, Benedetti: da nostre imprese buona capacita' reazione

Udine, 24 ago. (askanews) – L’industria manifatturiera regionale del Friuli Venezia Giulia chiude il secondo trimestre 2022 con attività produttiva in crescita rispetto ai livelli rilevati nel primo trimestre. Secondo i risultati dell’indagine trimestrale di Confindustria Fvg elaborati dall’ufficio studi di Confindustria Udine, nel trimestre aprile-giugno 2022 la produzione industriale è aumentata dell’1,9% rispetto ai tre mesi precedenti. La crescita dell’attività economica nel trimestre estivo si è riflessa anche sul mercato del lavoro, con un incremento degli occupati dell’1,2% a giugno rispetto a marzo, nonostante permangano difficoltà nel reperimento dei profili ricercati e nel prossimo sarà ancora più influenzato dalla ripresa del turismo.

Le previsioni degli operatori regionali per i prossimi mesi sono orientate al permanere di un quadro stazionario, con possibili rischi al ribasso. Gli ordini risultano in aumento dell’11% rispetto allo scorso anno, ma in calo del 3,3% sul primo trimestre. Nonostante, infatti, i prezzi di alcune materie prime industriali, come l’acciaio, lo zinco e l’alluminio, stiano ora ritracciando e siano in calo rispetto alla scorsa primavera, preoccupa l’impennata fuori controllo del prezzo del gas e un possibile stop delle forniture di gas russo, che porterebbe a razionamenti e a una possibile recessione. “La nostra è un’imprenditoria tenace e flessibile, che ha dato prova, anche recentemente, di buona capacità di reazione”, commenta Gianpietro Benedetti, presidente reggente di Confindustria FVG. “I mesi che ci attendono saranno molto sfidanti. Ci sono grandi elementi d’incertezza: geopolitici, costi energetici, tensioni nelle catene di approvvigionamento, evoluzione della pandemia. Stiamo entrando in un periodo di economico di down, che si ripete ciclicamente. È difficile prevederlo con certezza, considerata la volatilità della situazione: è ragionevole attendersi un calo, ma non credo sarà di proporzioni drammatiche. Serve però rimboccarsi le maniche e muoversi responsabilmente”. “Il costo dell’energia avrà un impatto significativo sui costi, che si rifletterà inevitabilmente sui prezzi. L’embargo alla Russia al momento non pare avere grandi effetti, in quanto forse vendono di meno, sicuramente vendono altrove ed a prezzi maggiorati, quindi con un saldo persino superiore al periodo prebellico. L’impatto maggiore dall’embargo di fatto lo subisce l’Europa e tale rimarrà per almeno un paio di anni, fino a che la diversificazione nell’acquisto gas sarà meglio strutturata e la speculazione rientrata. In Europa, Germania ed Italia sono tra i Paesi più colpiti dal rincaro del gas e lo saranno anche dalla minor disponibilità dello stesso. Vero che ci si è attivati per limitare le conseguenze: In Germania è decollato, tra gli altri progetti, un ambizioso piano per wind energy e si riconsidera l’utilizzo dell’energia nucleare. In Italia si spinge sul solare ed eolico, si sono snelliti gli iter burocratici, si sta aprendo all’utilizzo delle risorse di gas disponibili e ci si organizza per utilizzare l’LNG. Comunque, nel medio periodo è probabile che in questa situazione i consumi complessivi calino”.