Migranti, mons. Perego: per Africa non Piano Mattei ma Piano Meloni – askanews.it

Migranti, mons. Perego: per Africa non Piano Mattei ma Piano Meloni

Senza politiche migratorie cooperazione si va ad aggravare
Gen 14, 2025
Roma, 14 gen. (askanews) – “Se le politiche sull’immigrazione e le politiche sulla cooperazione non camminano insieme, contrapponendo il diritto di migrare con il diritto di rimanere nella propria terra e non tutelando entrambi, si annullano, aggravando la situazione dei migranti e dei Paesi d’origine”. E’ quanto scrive mons. Gian Carlo Perego, Arcivescovo di Ferrara-Comacchio e Presidente della Cemi e della Fondazione Migrantes in un editoriale pubblicato da “Migranti Press”, il periodico della Fondazione Migrantes della Cei nel quale suggerisce anche, “per onestà intellettuale”, di chiamarlo “Piano Meloni, per non confonderlo con il vero Piano Mattei” figlio, ricorda, della “condivisione di un gruppo multidisciplinare di intellettuali cattolici e della sinistra democratica, aggregati intorno all’Università Cattolica di Milano”.

“Ci domandiamo: – afferma ancora il vescovo – la cooperazione internazionale realizzata dal nostro Paese con il nuovo Piano Mattei/Meloni in nove Paesi africani (Egitto, Tunisia, Algeria, Marocco, Costa d’Avorio, Mozambico, Repubblica del Congo, Etiopia e Kenya) conserva queste caratteristiche di funzione sociale, di mutuo aiuto, cioè di collaborazione alla pari, ‘senza fini di speculazione privata’? In ordine all’efficacia del Piano attuale, – conclude mons. Perego – bisogna anche chiedersi quale valore aggiunto possano avere le poche risorse messe a disposizione – si parla di 600 milioni di euro per il 2025 – a fronte di un continente che necessiterebbe di 500 miliardi di dollari, per garantire accesso all’energia a tutta la popolazione, e di 438 miliardi di dollari per investimenti entro il 2030. L’attuale Piano, tra l’altro, non fa alcun riferimento al Piano europeo sull’Africa, che dal 2009 opera con le risorse e la collaborazione di tutti gli Stati e un fondo di 150 miliardi di euro, a fronte dei 5 e mezzo in tre anni del nuovo ‘Piano Meloni'”.