Roma, 16 dic. (askanews) – Meno elettricità generata da fonti fossili nelle economie che aderiscono all’Ocse, mentre aumenta quella ottenuta dalle rinnovabili e dal nucleare. E a fare da capofila in queste dinamiche sono i paesi europei. E’ la fotografia scattata dall’Agenzia internazionale per l’energia (Aie) nel suo ultimo rapporto sulla generazione di elettricità nell’area Ocse.
Complessivamente lo scorso settembre la produzione di elettricità di tutti i paesi dell’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) è stata di 882,1 Twh, in aumento dell’1,2% su base annua. Sui primi nove mesi dell’anno la produzione di elettricità è aumentata del 2,5%.
Secondo l’Aie le fonti fossili hanno contribuito per poco meno della metà del totale della produzione di elettricità, il 49,6% – pari a 437,5 Twh – che segnano un calo del 3,3% rispetto al settembre del 2023. Sull’insieme dei primi nove mesi il calo di produzione di elettricità da fonti fossili è stato pari all’1,7%.
Con un comunicato, l’Aie precisa che a trainare la diminuzione di elettricità da fonti fossili è stato il carbone, con un calo del 4,6% e la cui quota di produzione sul totale a settembre risultava ridotta al 16,3%. In Europa si è registrato il calo più consistente con un meno 10,8%.
Passando alle rinnovabili l’Ocse riporta che a settembre la loro quota sulla produzione totale di elettricità ha raggiunto il 33,6%, con un aumento del 9,2% su base annua. Sui primi nove mesi l’incremento complessivo è stato dell’8,6%, trainato prevalentemente da solare (+18,5%) e eolico (+7,8%).
Infine l’elettricità prodotta da centrali nucleari è stata pari al 16,4% per l’insieme dell’area a settembre, in aumento dello 0,3% su base annua. Ma guardando all’insieme dei primi nove mesi dell’anno l’aumento è stato del 2,8% e anche in questo caso l’incremento più forte è stato quello registrato nei paesi europei (+5%).