Roma, 13 dic. (askanews) – “Domani la Cgil sarà nuovamente in piazza a Messina con il popolo ‘No Ponte’ per confermare la netta contrarietà ad una infrastruttura la cui progettazione continua ad essere lacunosa e omissiva, senza certezza alcuna sui costi finali, e dannosa sotto ogni punto di vista, sociale, ambientale e paesaggistico”. È quanto dichiara il segretario confederale della Cgil, Pino Gesmundo.
Per il dirigente sindacale “dopo le innumerevoli forzature del Governo, con il mancato rispetto della norma per il dibattito pubblico, di quella europea sui bandi di gara e di quella per la procedura per la redazione del progetto esecutivo, e dopo la grave ambiguità sul tema dei pareri, a cominciare da quello dell’INVG, ora siamo al gioco delle tre carte: si finanzia questa opera inutile con uno stanziamento mai visto sinora – oltre 14 miliardi di euro – e allo stesso tempo si definanziano progetti per altre infrastrutture del Sud per un importo di 7 miliardi ascritti al Fondo di Coesione Sociale”.
“Questo – spiega Gesmundo – è ciò che ha deciso il Cipess nella seduta del 29 novembre, cancellando importanti opere di ammodernamento delle infrastrutture del Sud, fra le quali, solo a titolo di esempio, il collegamento fra la stazione di Afragola e Napoli, le connessioni stradali ad Agropoli, il nuovo nodo ferroviario di Bari, ‘la seconda macro fase’ della ferrovia Catania-Palermo, il secondo tronco dell’autostrada Siracusa-Gela-Ragusa e, per aggiungere ridicolo al ridicolo, ben tredici interventi sulle infrastrutture idriche siciliane, dalle dighe agli invasi della Regione fino all’ammodernamento della rete di acqua potabile di Trapani”.
“Più che una grande opera – conclude il segretario confederale della Cgil – la vicenda del ponte sullo Stretto sembra sempre più un grande gioco di prestigio nel quale comunque, alla fine, ci sarà solo un perdente: il Sud del Paese, che si ritroverà più povero, con meno infrastrutture e con una ancor più scarsa capacità di attrarre quegli investimenti necessari per il rilancio del suo sistema industriale e produttivo. Per questo la mobilitazione non si fermerà, e se non ci saranno passi indietro del Governo, il prossimo appuntamento sarà a Roma, davanti al Ministero delle Infrastrutture”.