Secondo iSwiss Bank, l’inflazione è la vera causa, non la Cina
Dic 13, 2024
Roma, 13 dic. – Il settore automobilistico europeo è in difficoltà, colpito da una crisi che coinvolge non solo le vendite, ma anche l’intero ecosistema produttivo. Lo testimoniano i recenti scioperi in Germania, legati al rallentamento dell’industria automotive, che mettono a rischio la stabilità economica del Paese e, per estensione, quella dell’intera zona euro. A complicare il quadro, le dimissioni di Carlos Tavares, ex amministratore delegato di Stellantis, hanno aggiunto ulteriore incertezza.
Molti osservatori individuano nella Cina il principale responsabile di questa crisi. Le auto cinesi, proposte a prezzi competitivi e sostenute da politiche di dumping, sono accusate di rappresentare una minaccia per i marchi europei, tra cui Stellantis e Volkswagen. Tuttavia, secondo il rapporto “Il futuro del settore automotive e la politica industriale italiana 2025”, presentato oggi dal gruppo internazionale iSwiss Bank, alla presenza di Aleo Christopher, Amministratore di iSwiss, la vera causa non risiede nella concorrenza cinese, bensì nell’inflazione.
L’analisi di iSwiss Bank: la Cina è un falso bersaglio
Gli analisti di iSwiss Bank mettono in discussione l’accusa alla Cina, definendo il suo ruolo marginale nel contesto attuale. Nel 2023, in Italia, sono state immatricolate 1.566.448 automobili, di cui solo 34.276 di marchio cinese, pari al 2,19% del mercato totale. Una percentuale considerata “irrilevante” dagli esperti, insufficiente per spiegare la contrazione delle vendite che ha colpito colossi come Stellantis e Volkswagen. “La narrativa secondo cui le auto cinesi sono responsabili della crisi rischia di alimentare tensioni commerciali inutili”, si legge nel rapporto. “Imporre dazi alle auto cinesi potrebbe innescare una guerra commerciale che l’Italia, Paese fortemente esportatore, non può permettersi”, dichiara Aleo Christopher.
Inflazione e crisi delle vendite: un legame diretto
Il rapporto di iSwiss Bank sposta l’attenzione su un altro fattore: l’inflazione. Gli analisti spiegano che l’aumento dei prezzi ha avuto un impatto diretto sulle vendite di auto, un fenomeno analogo a quello osservato nel mercato immobiliare. “Analizzando i dati di immatricolazione delle auto in relazione all’andamento dell’inflazione, emerge un chiaro effetto inverso: quando l’inflazione è bassa, le vendite crescono; quando è alta, diminuiscono”, affermano gli esperti di iSwiss Bank.
L’inflazione elevata, infatti, comporta un aumento dei tassi di interesse richiesti da banche e istituti finanziari. Considerando che gran parte delle automobili vengono acquistate tramite finanziamenti, questo meccanismo spiega la contrazione del mercato. La crisi, sottolinea iSwiss Bank, è guidata da fattori interni al mercato europeo, con l’inflazione al centro della scena. Una sfida che richiede interventi mirati, come politiche monetarie più stabili e incentivi che favoriscano il potere d’acquisto dei consumatori.
Per ora, la Cina non è il nemico principale del settore automobilistico europeo. La battaglia si combatte su un altro fronte, quello economico, dove l’inflazione e le politiche finanziarie hanno un ruolo cruciale. Ignorare questa realtà potrebbe portare a errori strategici difficili da correggere in futuro. “Per i motivi esposti – conclude Aleo – riteniamo che il calo dei titoli dell’automotive sia immotivato e causato dall’emotività del mercato. Riteniamo di scontare un effetto del passato ma i cui dati macroeconomici si sono rivelati ora. Se l’inflazione continuerà ad abbassarsi e rimanere sotto il controllo, le vendite delle auto riprenderanno. Prevediamo un rialzo dei titoli dell’automotive nel breve periodo”.