Roma, 2 dic. (askanews) – L’autoapprovvigionamento da ristallo a livello nazionale è in continuo calo, e occorre dunque attrezzarsi per dare vita a una filiera che, di fatto, al momento non esiste. “Dobbiamo aumentare i capi nati e allevati in Italia per diminuire gli ingressi dall’estero e portare valore al comparto nazionale”: lo ha detto Marco Negrisoli, allevatore di Castel Goffredo e presidente della Frp bovini da carne di Confagricoltura Lombardia nel corso del convegno “Carne bovina, dalla crisi alla ripartenza: prospettive future”, svoltosi questa mattina presso la sede di Confagricoltura Mantova.
I numeri d’altronde, presentati da Vincenzo Lenucci, direttore dell’ufficio Politiche sviluppo economico di Confagricoltura, parlano chiaro: nel 2023 solo il 35% della carne bovina arrivava da produzione interna, con il 38% dei tagli provenienti direttamente dall’estero, e il 27% derivanti invece da animali importati. Il tasso di autoapprovvigionamento del settore bovini da carne, pari ad appena il 40,3%, è tra i più bassi dell’agroalimentare e, tra il 2010 e il 2024, sono andati persi oltre 45.000 allevamenti e quasi 110.000 capi.
Un’inversione di rotta è necessaria dunque, e può essere spinta dai consumi che, a livello globale, sono in aumento: “se nel 2020, a livello globale, erano pari a 337 milioni di tonnellate – ha detto il professor Carlo Angelo Sgoifo Rossi, del Dipartimento di medicina veterinaria e scienze animali dell’Università di Milano – entro il 2050 voleranno a 680 milioni di tonnellate, con la tanto temuta carne sintetica che occuperà una minuscola fetta, pari a 0,2 milioni di tonnellate. C’è tempo e modo per lavorare bene dunque, ma di certo occorrono alcune azioni, come l’aumento delle vacche nutrici e dei vitelli da ingrasso, non procrastinabili”.
Fari puntati anche sul concetto di sostenibilità: “i bovini – ha detto ancora Sgoifo Rossi – sono molto criticati per il loro impatto ambientale, ma i dati Ispra 2023 ci dicono che l’agricoltura pesa solo per il 7,8% sulle emissioni totali di CO2 in Italia, contro il 55% dell’energia e il 25% dei trasporti. Il settore carne, in particolare, solo per il 3,5%. E i cosiddetti allevamenti intensivi sono più sostenibili del pascolo perché, a parità di consumi da parte dei capi, garantiscono migliori performance produttive”.
Naturalmente è possibile ridurre ancora di più le emissioni, e il mondo agricolo da sempre si sta impegnando per questo: “molto spesso – ha spiegato Alberto Cortesi, presidente di Confagricoltura Mantova – si parla in maniera scorretta dal punto di vista tecnico per quanto riguarda i bovini da carne. Il nostro compito è lavorare per fornire sicurezza e prospettiva ad un settore importantissimo per la nostra economia”. “L’impegno di Regione Lombardia sarà sempre massimo – ha dichiarato in collegamento video l’assessore all’Agricoltura Alessandro Beduschi – e spero di poter portare quanto prima notizie positive, sia da Roma che da Milano, per un comparto che attenzioniamo sempre con il massimo rigore”.