Milano, 1 dic. (askanews) – Gli insorti siriani hanno il controllo di gran parte di Aleppo, compreso l’aeroporto e hanno espanso la loro offensiva sulla provincia vicina di Hama, secondo quanto annunciato dagli stessi. L’esercito siriano parla invece di un “ritiro temporaneo delle truppe” dalla città nordoccidentale di Aleppo, dove per la prima volta da anni i gruppi ribelli hanno lanciato un’offensiva a sorpresa contro le posizioni governative, dichiarando che decine di suoi soldati sono stati uccisi o feriti in feroci battaglie con “organizzazioni terroristiche armate” nei governatorati di Aleppo e Idlib nei giorni precedenti e che ora si sta riorganizzando, ridistribuendo le truppe per rafforzare le sue linee di difesa mentre prepara un “contrattacco”.
Gli Stati Uniti affermano che stanno monitorando la situazione in Siria. Credono che il leader siriano Bashar al Assad abbia perso il controllo della città di Aleppo a causa della sua dipendenza da Russia e Iran. La “dipendenza della Siria da Russia e Iran” e il rifiuto del paese di procedere con il processo di pace delle Nazioni Unite dal 2015, hanno creato un terreno fertile per ciò che sta accadendo ora, afferma Sean Savett, portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale negli Stati Uniti in un dichiarazione. I media americani sottolineano che secondo quanto è stato detto gli Stati Uniti non hanno nulla a che fare con questa offensiva, guidata dalla milizia sunnita di Hay’at Tahir al-Sham, (sulla lista dei terroristi per il governo statunitense). Rewards for Justice offre una ricompensa fino a 10 milioni di dollari per informazioni sul suo leader Muhammad al-Jawlani, noto anche come Abu Muhammad al-Golani e Muhammad al-Julani, che invece secondo fonti del governo libanese sarebbe stato ucciso da un un raid russo. Il gruppo estremista islamico era precedentemente chiamato Fronte Nusra e aveva legami con Al Qaeda.
L’offensiva rapida e a sorpresa è un enorme imbarazzo per il presidente siriano Bashar al Assad e solleva interrogativi sulla preparazione delle sue forze armate. Sabato sera, gli account siriani sui social media erano in fermento per il crollo delle forze governative nella parte settentrionale del Paese, con i ribelli che avanzavano sino alla città centrale di Hama. Fu lì, all’inizio del 1982, che il padre di Bashar al Assad fece massacrare migliaia di oppositori dal suo esercito e dai suoi servizi segreti, ponendo fine a una rivolta guidata dalla Fratellanza Musulmana. Nella provincia i ribelli erano presenti prima di essere espulsi dalle truppe governative nel 2016. Sabato sera hanno affermato di essere entrati nella città di Hama.
Intanto i principali alleati della Siria, ovvero Russia, Iran e Hezbollah, sono tutti sotto pressione, in altre aree del Medio Oriente o in Ucraina, e hanno abbassato la guardia. Hezbollah, che ha svolto un ruolo chiave nel rafforzare il regime durante i giorni più bui della guerra civile, ha ritirato la maggior parte delle sue truppe in patria dopo il 7 ottobre 2023 per combattere Israele, che ha successivamente ucciso la maggior parte dei dirigenti del gruppo. La stessa Russia, centrale, nel rafforzare il governo di Damasco dopo aver inviato truppe e aerei da guerra in Siria nel settembre 2015, ha ora un’altra stringente priorità contro Kiev. Mentre le basi dell’Iran in Siria sono stati oggetto di frequenti attacchi da parte di Israele nell’ultimo anno.
Venerdì la Russia ha dichiarato di sperare che il suo alleato Siria “ripristinerà rapidamente l’ordine” ad Aleppo, dove i jihadisti hanno lanciato un’importante offensiva contro le truppe governative, innescando alcuni degli scontri più sanguinosi che il Paese abbia visto negli ultimi anni. Il Cremlino ha affermato che Mosca considera l’attacco come “una violazione della sovranità della Siria”. “Siamo a favore del governo siriano affinché ripristini rapidamente l’ordine in questo distretto e ripristini l’ordine costituzionale”, ha affermato il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov. Peskov ha anche rifiutato di commentare le notizie non confermate secondo cui il presidente siriano Bashar al-Assad avrebbe effettuato un viaggio non pianificato a Mosca in seguito all’offensiva delle forze antigovernative.