Roma, 25 nov. (askanews) – Dai familiari di Giulia Tramontano, al padre di Giulia Cecchettin, dalle persone più colpite dal dolore, arriva un messaggio di amore e speranza ma anche una forte richiesta all’impegno nella lotta alla violenza contro le donne.
“Mai più violenza”: è l’appello lanciato dai familiari di Giulia Tramontano nel corso partecipato un flashmob promosso dall’ordine degli avvocati fuori dal Palazzo di Giustizia di Milano per la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Dopo la condanna all’ergastolo inflitta dalla Corte d’Assise ad Alessandro Impagnatiello i familiari di Giulia – il papà Franco, la mamma Loredana, i fratelli Chiara e Mario – hanno lasciato il Tribunale per partecipare all’iniziativa contro la violenza sulle donne organizzata davanti al Palazzo di Giustizia di Milano. Si sono schierati in prima mostrando uno striscione dedicati a “Giulia e Thiago (il figlio mai nato della vittima che venne assassinata al settimo mese di gravidanza)” con scritto: “Il vostro nome risuonerà nel tempo, tra le mura del mondo e ricorderà all’uomo di saper lasciare andare, rispettare, proteggere, custodire, accudire o semplicemente amare. Saremo sempre con voi, mano nella mano, la vostra famiglia”. “Mi auguro che non ci sia nessun’altra famiglia in futuro che viva questo dolore. E che qualsiasi donna veda l’immagine di mia sorella su ricordi che ha il diritto di vivere, di sperare, di sognare, di essere una madre e di poter continuare ad amare”, ha detto Chiara Tramontano sottolineando che, contro il fenomeno dei femminicidi, serve “un’educazione sociale che inizi non dalle scuole ma dalla famiglia” perché “è lì che bisogna agire”. Perciò, è l’appello lanciato da Chiara, “non lasciamo che i ragazzi diventino uomini che non conoscono il rispetto verso le donne. Prima che nelle scuole deve nascere nell’animo della società, deve nascere in noi, per far sì che non ci troviamo qui ogni volta a sperare che una donna non sia stata uccisa perché aveva solo il desiderio di essere libera”.
Mentre il pubblico ministero chiede l’ergastolo per Filippo Turetta, anche il padre di Giulia Cecchettin, un’altra vittima di femminicidio, attraversa il suo dolore e lancia il suo appello: “Il 25 novembre è la giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Io vorrei che non fosse solo una giornata fine a sé stessa ma deve essere il simbolo di un percorso che deve essere valido per tutto l’anno”. In un videomessaggio registrato presso la panchina rossa in Parlamento, e diffuso sulla pagina facebook della Camera dei deputati, Gino Cecchettin spiega: “Portate rispetto alle donne e ricordatelo non solo il 25 novembre ma ogni giorno, quando vi alzate e affrontate una giornata”. Perché – prosegue – “la vita è sacra e va preservata. Tutti i giorni abbiamo a che fare con omicidi, femminicidi, episodi di violenza, quindi questo concetto non è pervasivo in tutta la società. E dovremo continuare e perseverare a comunicare che la vita è sacra e va preservata”. E “partire da qui – aggiunge facendo riferimento al Parlamento – significa arrivare a tutti i cittadini italiani, e da qui speriamo di arrivare a tutti gli italiani con il nostro messaggio”.
E i familiari delle vittime non sono soli, oggi. Sono tante, in numerose città di Italia, le iniziative, gli eventi, le manifestazioni per la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Incontri, eventi istituzionali e simbolici, come le facciate del Parlamento e di Palazzo Chigi illuminate di arancione, in segno di adesione alla campagna “Orange the World: End Violence against Women Now!”, promossa da “UN Women”. Ma anche cortei spontanei, con tante giovani donne che urlano “mai più” e ricordano con i loro striscioni che “non c’è niente di più feroce della violenza che una donna subisce per il fatto di esser donna.