Nato, Comandante portaerei Truman: “Così proteggiamo l’Alleanza” – askanews.it

Nato, Comandante portaerei Truman: “Così proteggiamo l’Alleanza”

Capitano Snowden: “Il nostro obiettivo è non aver più conflitti”
Ott 29, 2024

Mare del Nord, 29 ott. (askanews) – Sessantacinque tra aerei da caccia (con uno o due posti) ed elicotteri: una dotazione massiccia quella della portaerei americana USS Harry S. Truman, nave comando dell’attività ‘Neptune Strike’ nel Mare del Nord, dalla Scozia verso le coste norvegesi, una delle principali attività di vigilanza rafforzata dell’Allenaza, che che vede impegnate diverse aree, dal Mediterraneo centrale e dall’Adriatico fino al Mare del Nord e al Mar Baltico.

Askanews è salita a bordo della portaerei, dopo essersi imbarcata sul velivolo militare C-2 Greyhound, dell’aviazione statunitense. “Adesso l’attività è sotto responsabilità Nato – spiega il tenente Comandante Courtney Callaghan, Pubblica Informazione della USS Harry S. Truman (CVN 75) – siamo sempre pronti e preparati, ma adesso interagiamo con gli Alleati e operiamo con altri Paesi. È una grande attività, un’ottima opportunità per lavorare congiuntamente”.

I caccia decollano e atterrano in continuazione. Gli uomini sono sulla pista di lancio 24 ore al giorno. Se non sono impegnati in attività, si allenano nella palestra allestita vicino al parcheggio dei velivoli. La USS Harry S. Truman è una portaerei a propulsione nucleare della Marina americana, l’ottava per costruzione della classe Nimitz. Può ospitare a pieno regime fino a 5650 persone (3500 marinai + 2150 avieri). Può imbarcare fino a 90 velivoli ad ala fissa o rotante, tra cui 4 squadriglie di caccia F/A-18 Hornet, una squadriglia di aerei EA-6B Prowler per la guerra elettronica, una squadriglia di aerei Grumman E-2 Hawkeye con compiti di sorveglianza aerea, alcuni aerei da trasporto logistico Grumman C-2 Greyhound e alcuni elicotteri SH-60 Seahawk.

Ad accoglierci a bordo della portaerei è l’Ufficiale Comandante, il capitano Dave Snowden. “Sono ufficiale della Marina americana da 29 anni, credo che i militari svolgano un lavoro fantastico”, dice con fierezza. “Il nostro compito è di addestramento e guida ai giovani ufficiali affinché siano in grado di assumersi le responsabilità di un lavoro come quello di comandante di una portaerei. La considero una proposta molto profonda e importante, non solo nei confronti della nostra nazione, dei nostri partner e dei nostri alleati, ma soprattutto nei confronti dei nostri marinai e delle loro famiglie. E la prendo molto sul serio”.

Come si svolge l’attività quotidiana a bordo della USS Harry S. Truman? “Quando siamo in mare aperto – risponde l’Ufficiale Comandante – la mia giornata di solito comincia circa alle sei del mattino. Le operazioni di volo iniziano, dipende da dove operiamo nel mondo e da cosa richiedono le operazioni, ma nominalmente tra le 10 del mattino e mezzogiorno. In particolare io mi occupo di tutte le esigenze lavorative quotidiane della gestione di una città in mare, francamente. Concludo la mia giornata di solito tra l’una e le due del mattino e ricomincio poi il giorno dopo”.

“A bordo della nave – prosegue il capitano Snowden – le vere sfide sono quelle di gestire letteralmente una città in mare. Quando siamo dispiegati, abbiamo tra i 4.500 e i 5.200 marinai a bordo, solo io devo gestirne circa 2.700. Abbiamo le nostre forze di polizia, il nostro centro commerciale, i ristoranti, tutto ciò che è necessario per far funzionare una vera e propria città. Riguardo alla Neptune Strike, il comandante risponde: “Siamo qui per sostenere la NATO e costruire una interoperabilità insieme agli alleati, insieme alla capacità di rispondere alle minacce che possiamo subire come Alleanza. Non dico che non ci sia alcuna minaccia, c’è sempre una minaccia persistente per chiunque di noi indossi un’uniforme. Abbiamo trascorso la maggior parte dell’anno in addestramento per prepararci a questo dispiegamento. E parte di questo addestramento è la capacità di mitigare le minacce, di rispondere alle minacce se necessario, ma siamo sempre preparati, aperti alla possibilità che una minaccia possa sempre presentarsi. La mia generazione di ufficiali navali è cresciuta in un mondo pieno di conflitti”.

E a questo proposito, Snowden racconta: “La mia prima esperienza è stata nel 2001, prima degli eventi dell’11 settembre, durante l’operazione Southern Watch nel Golfo Persico. Mentre ero imbarcato sulla USS Enterprise, è avvenuto l’attacco dell’11 settembre. Quell’evento ha cambiato l’esperienza della mia generazione nell’esercito, in particolare nella Marina”.

E ora con il Medio Oriente? “Il nostro obiettivo è di non avere alcun conflitto, in nessuna parte del mondo – risponde con convinzione l’alto ufficiale – e sono onorato di provare a contribuire a una de-escalation o anche ad una deterrenza”. (Di Serena Sartini)