Milano, 27 ott. (askanews) – La produttrice toscana Donatella Cinelli Colombini si è aggiudicata il premio internazionale “Civiltà del Vino”, Fratel Gedovar Nazzari, Economo Generale dell’Opera Don Calabria, ha ricevuto il “Grosso D’Oro Veneziano”, mentre l’imprenditore triestino Riccardo Illy, lo scultore vicentino Arcangelo Sassolino e l’attivista e scrittrice ambientalista Sara Segantin sono stati i vincitori del premio “Civiltà Veneta”. Questo il bilancio del 43esimo “Premio Masi” la cui cerimonia di premiazione si è tenuta a Monteleone21, nuovo centro polifunzionale della celebre Cantina veronese nel cuore della Valpolicella.
“Un progetto – ha spiegato il presidente del Gruppo Masi, Sandro Boscaini in merito a Monteleone21 – che rappresenta la visione di Masi e il legame profondo con il territorio e che aspira a diventare un punto di riferimento per l’enoturismo, un hub culturale dedicato al mondo del vino e un palcoscenico per accelerare l’attrattività delle Venezie e della Valpolicella”.
Promosso dalla Fondazione Masi presieduta da Isabella Bossi Fedrigotti, il premio aveva come fil rouge “Il circolo virtuoso della bellezza”. Prima della premiazione, è stato consegnato un riconoscimento speciale: la “Targa Giorgio Boscaini”, che la famiglia Boscaini da più di quarant’anni riserva a chi ha collaborato a lungo e con particolare dedizione alle proprie attività e alla distribuzione dei prodotti Masi nel mondo. Quest’anno è stata conferita a George Hadjikyriacos, Managing Director di Spectus Wine and Spirits Merchants, “per il contributo pluridecennale dato nel costruire il successo del marchio Masi a Cipro, promuovendo con passione la conoscenza dei valori veneti e dei suoi vini, in particolare dell’Amarone”.
I premiati per la “Civiltà Veneta” e la “Civiltà del Vino” hanno ricevuto delle bottiglie con serigrafia in oro realizzata dai maestri vetrai veneziani, che simboleggiano “la botte di Amarone condivisa”, originale oggetto del premio. L’Opera don Calabria ha ricevuto, oltre alla riproduzione in oro per opera del maestro orafo Alberto Zucchetta del “Grosso Veneziano”, la moneta che per secoli ebbe corso legale nella Serenissima, un contributo in denaro a sostegno di opere umanitarie dell’Istituto.