Giustizia, Nordio: la riforma sulla separazione delle carriere dei magistrati non è negoziabile – askanews.it

Giustizia, Nordio: la riforma sulla separazione delle carriere dei magistrati non è negoziabile

  “Sì alla conciliazione con i magistrati, ma bisogna essere in due. Usate parole violentissime nei confronti di politici”
Ott 26, 2024
 

Roma, 26 ott. (askanews) – Sulle riforme che riguardano la Giustizia “quello che non è negoziabile è la riforma costituzionale” sulla separazione delle carriere dei magistrati e sul Csm: “Quella legge è blindata e auspico che dopo l’approvazione si vada a un referendum, è una maniera delicata ed è giusto che si esprimano gli italiani. Questo non è negoziabile, tutto il resto lo è. Sulle intercettazioni siamo apertissimi”. Lo ha detto il ministro della Giustizia Carlo Nordio, intervenendo a CasaCorriere Festival 2024 del Corriere della Sera. La riforma sulla separazione delle carriere, ha precisato, “non si modifica: è nel programma del governo ed è un dovere del governo proporre questa legge, perchè è quella proposta ai cittadini, che ce l’hanno imposta. Non è negoziabile ed avverrà”. “Ma vorrei che smettessimo di far coincidere la separazione delle carriere con il pericolo che il pm venga sottoposto al potere esecutivo: nella riforma è scritto a lettere chiarissime che il pm è e resterà assolutamente autonomo e indipendente. La riforma va letta integralmente: la separazione delle carriere esiste in tutti i paesi democratici”, ha ricordato Nordio.

“Sono ben contento di accogliere la proposta del presidente Anm: la modifica che Santalucia ha espresso nella sua opinione è un segno di sensibilità, che magari all’inizio non era apparsa tale. Riceveremo tra poco l’Anm, sono stato invitato al congresso di Magistratura Democratica e intendo andarci: sono il primo a auspicare una conciliazione, una serenità di rapporti come quella che è sempre stata auspicata da Mattarella. Ma bisogna essere in due per avere una situazione di armonia”, ha aggiunto Nordio, prodeguendo: “Io so che alcuni politici hanno usato parole forti nei confronti di magistrati, ma alcuni magistrati hanno usato parole violentissime nei confronti di politici. Vorrei che si arrivasse a che i magistrati non criticassero le leggi, se non sotto il profilo squisitamente tecnico”, ha sottolineato. Dal governo – ha assicurato il ministro – “non c’è un clima di pressione” nei confronti dei magistrati: “E’ impensabile da parte della politica. Se poi loro pensano che la riforma sul Csm e la separazione delle carriere siano una forma di pressione, è un atteggiamento incomprensibile e irrazionale. Io ho sempre ricevuto con molta cordialità i rappresentanti dell’Anm, ma dobbiamo ricordare che le prime espressioni severe nei confronti del governo sono proprio arrivate da alcuni magistrati e l’Anm, invece di prendere posizione contro queste affermazioni improprie, li ha difesi, come anche qualcuno ha difeso il giudice che ha detto che il nostro primo ministro è una persona pericolosa. In qualsiasi Paese del mondo questo avrebbe creato uno scandalo enorme”.  “Questo, lo dico da ex magistrato, mi addolora: contribuisce al
discredito della magistratura”, ha proseguito Nordio, spiegando che nei confronti del magistrato Marco Patarnello, autore della mail su Giorgia Meloni, “non è stata iniziata una ispezione, è
una valutazione che deve ancora iniziare: non possiamo fondarci solo su notizie di stampa o altro, sarà fatta una valutazione. Sono affermazioni gravi, commentate come tali da persone indipendenti, come Luciano Violante, Sabino Cassese, lo stesso presidente dell’Anm. Certo che il cittadino si allarma se sente un magistrato, un giudice addirittura, che dice che il presidente del Consiglio è una persona pericolosa. Abbiamo anche il precedente antipatico del dialogo tra due magistrati in
cui uno diceva all’altro sul caso Salvini in cui uno diceva all’altro ‘Salvini è innocente sul caso Open Arms ma bisogna attaccarlo’. E questi sono frammenti”. “Vorrei che si prescindesse da una procedura eventualmente disciplinare o altro: credo che un elettore qualsiasi si senta preoccupato se un giudice, che deve essere terzo e imparziale, si possa esprimere in termini simili nei confronti di chi è stato eletto dal popolo. Se uno non lo capisce non capisce il senso della democrazia e della separazione dei poteri”, ha concluso il Guardasigilli.