Nell’enciclica del Papa: nell’era dell’IA poesia e amore salveranno l’umano – askanews.it

Nell’enciclica del Papa: nell’era dell’IA poesia e amore salveranno l’umano

  Nuova enciclica di Papa Francesco su amore umano e divino
Ott 24, 2024
 

Città del Vaticano, 24 ott. (askanews) – “Nell’era dell’intelligenza artificiale, non possiamo dimenticare che per salvare l’umano sono necessari la poesia e l’amore. Ciò che nessun algoritmo potrà mai albergare sarà, ad esempio, quel momento dell’infanzia che si ricorda con tenerezza e che, malgrado il passare degli anni, continua a succedere in ogni angolo del pianeta”. Lo afferma Papa Francesco nella sua nuova enciclica, la quarta del suo pontificato, dal titolo: “Dilexit nos”, sull’amore umano e divino del Cuore di Gesù Cristo, pubblicata oggi.

Francesco cita, a mò di esempio, molti “piccoli dettagli” di umanità che ognuno di noi custodisce nel proprio cuore, fatti di “ordinario-straordinario”, afferma, che “non potranno mai stare tra gli algoritmi”, perché “si appoggiano sulla tenerezza che si conserva nei ricordi del cuore”.

“Si potrebbe dire che, – si legge nell’Enciclica – in ultima analisi, io sono il mio cuore, perché esso è ciò che mi distingue, mi configura nella mia identità spirituale e mi mette in comunione con le altre persone. L’algoritmo all’opera nel mondo digitale dimostra che i nostri pensieri e le decisioni della nostra volontà sono molto più ‘standard’ di quanto potremmo pensare. Sono facilmente prevedibili e manipolabili. Non così il cuore”.

Il cuore, insiste il Papa nella sua enciclica, va riscoperto oggi più che mai, perchè “rende possibile qualsiasi legame autentico, perché una relazione che non è costruita con il cuore – ricorda – è incapace di superare la frammentazione dell’individualismo: si manterrebbero in piedi solo due monadi che si accostano ma non si legano veramente. L’anti-cuore – conclude – è una società sempre più dominata dal narcisismo e dall’autoreferenzialità” e alla fine “si arriva alla ‘perdita del desiderio’, perché l’altro scompare dall’orizzonte e ci si chiude nel proprio io, senza capacità di relazioni sane”, con la conseguenza di diventare incapaci anche “di accogliere Dio”.