Papa, in Enciclica chiede di riscoprire ‘dominio politico’ del cuore – askanews.it

Papa, in Enciclica chiede di riscoprire ‘dominio politico’ del cuore

Pubblicata “Dilexit nos” sull’amore umanio e divino nel “mondo liquido”
Ott 24, 2024

Città del Vaticano, 24 ott. (askanews) – “Ritornare al cuore” e al suo “dominio politico”, per ritrovare l’umanità ma soprattutto il senso della vita, personale e collettivo, spesso perso dietro consumismo e razionalismo esasperato. Questo il messaggio contenuto nella nuova enciclica di Papa Francesco, la quarta del suo pontificato, dal respiro, questa volta, molto spirituale.

Una lettera enciclica dal titolo: “Dilexit nos”, “sull’amore umano e divino del cuore di Gesù Cristo”, resa pubblica oggi dal Vaticano.

Francesco, nella prima parte del documento entra subito nell’argomento affermando che “invece di cercare soddisfazioni superficiali e di recitare una parte davanti agli altri, la cosa migliore è lasciar emergere domande che contano: chi sono veramente, che cosa cerco, che senso voglio che abbiano la mia vita, le mie scelte o le mie azioni, perché e per quale scopo sono in questo mondo, come valuterò la mia esistenza quando arriverà alla fine, che significato vorrei che avesse tutto ciò che vivo, chi voglio essere davanti agli altri, chi sono davanti a Dio”. Tutte domande, è la sua risposta, che necessariamente “mi portano al mio cuore”.

Città del Vaticano, 24 ott. (askanews) – “In questo mondo liquido – si legge nell’enciclica – è necessario parlare nuovamente del cuore; mirare lì dove ogni persona, di ogni categoria e condizione, fa la sua sintesi; lì dove le persone concrete hanno la fonte e la radice di tutte le altre loro forze, convinzioni, passioni, scelte”. Un ritorno al senso dell’esistere e all’essenziale che però di scontra con una realtà, quella che “ci muoviamo in società di consumatori seriali – nota Papa Francesco – che vivono alla giornata e dominati dai ritmi e dai rumori della tecnologia, senza molta pazienza per i processi che l’interiorità richiede”.

“Nella società di oggi, l’essere umano rischia di smarrire il centro, il centro di se stesso”, questo perché “l’uomo contemporaneo si trova spesso frastornato, diviso, quasi privo di un principio interiore che crei unità e armonia nel suo essere e nel suo agire. Modelli di comportamento purtroppo assai diffusi ne esasperano la dimensione razionale tecnologica o, all’opposto, quella istintuale”. In una parola: “manca il cuore”.

“Ora, il problema della società liquida è attuale, ma la svalutazione del centro intimo dell’uomo – il cuore – viene da più lontano: – si nota nell’Enciclica – la troviamo già nel razionalismo greco e precristiano, nell’idealismo postcristiano e nel materialismo nelle sue varie forme. Il cuore ha avuto poco spazio nell’antropologia e risulta una nozione estranea al grande pensiero filosofico. Si sono preferiti altri concetti come quelli di ragione, volontà o libertà”. Questo perché, si sostiene, “il suo significato è impreciso e non gli è stato concesso un posto specifico nella vita umana. Forse perché non era facile collocarlo tra le idee ‘chiare e distinte’ – nota Francesco nel suo documento – o per la difficoltà che comporta la conoscenza di sé stessi: sembrerebbe che la realtà più intima sia anche la più lontana per la nostra conoscenza. Probabilmente perché l’incontro con l’altro non si consolida come via per trovare sé stessi, giacché il pensiero sfocia ancora una volta in un individualismo malsano”.

Città del Vaticano, 24 ott. (askanews) – “Molti si sono sentiti sicuri nell’ambito più controllabile dell’intelligenza e della volontà per costruire i loro sistemi di pensiero. E non trovando un posto per il cuore, distinto dalle facoltà e dalle passioni umane considerate separatamente le une dalle altre, non è stata sviluppata ampiamente nemmeno l’idea di un centro personale in cui l’unica realtà che può unificare tutto è, in definitiva, l’amore”.

Ma, si legge nella “Dilexit nos”, “se il cuore è svalutato, si svaluta anche ciò che significa parlare dal cuore, agire con il cuore, maturare e curare il cuore. Quando non viene apprezzato lo specifico del cuore, perdiamo le risposte che l’intelligenza da sola non può dare, perdiamo l’incontro con gli altri, perdiamo la poesia. E perdiamo la storia e le nostre storie, perché la vera avventura personale è quella che si costruisce a partire dal cuore. Alla fine della vita conterà solo questo”.

“Abbiamo bisogno – si conclude – che tutte le azioni siano poste sotto il ‘dominio politico’ del cuore, che l’aggressività e i desideri ossessivi trovino pace nel bene maggiore che il cuore offre loro e nella forza che ha contro i mali; che anche l’intelligenza e la volontà si mettano al suo servizio, sentendo e gustando le verità piuttosto che volerle dominare come fanno spesso alcune scienze; che la volontà desideri il bene maggiore che il cuore conosce, e che anche l’immaginazione e i sentimenti si lascino moderare dal battito del cuore”.