Ishiba chiede un dialogo diretto con Kim Jong Un – askanews.it

Ishiba chiede un dialogo diretto con Kim Jong Un

Per risolvere la questione dei rapimenti di cittadini giapponesi
Ott 17, 2024

Roma, 17 ott. (askanews) – Il primo ministro giapponese Shigeru Ishiba ha auspicato oggi un dialogo diretto con il leader nordcoreano Kim Jong Un per poter risolvere l’annosa vicenda dei cittadini giapponesi rapiti negli anni ’70-’80 da agenti nordcoreani. Lo riferisce l’agenzia di stampa Kyodo.

La questione dei rapiti è di primaria importanza per il Giappone, che considera la sua soluzione una precondizione per qualsiasi accordo che possa riaprire i rapporti con Pyongyang.

“È cruciale che i leader con una visione ampia esprimano sinceramenre i loro pensieri l’un l’altro,” ha affermato Ishiba, incontrando i familiari delle vittime dei rapimenti.

Il capo di governo non ha fatto cenno alla possibilità di istituire uffici di collegamento a Tokyo e Pyongyang, che è un punto della sua piattaforma elettorale in vista del voto per la camera bassa che si terrà il 27 ottobre.

Il Giappone accusa la Corea del Nord di aver rapito almeno 17 cittadini giapponesi tra gli anni ’70 e ’80. In uno storico vertice a Pyongyang del 2002 tra l’allora primo ministro Junichiro Koizumi e il defunto leader nordcoreano Kim Jong Il, padre di Kim Jong Un, la parte nordcoreana ammise, sia pur in tono ambiguo, il rapimento di 13 cittadini giapponesi, tra i quali il caso più famoso è quello di Megumi Yokota, che fu prelevata nel 1978, quando aveva solo 13 anni.

In un secondo viaggio di Koizumi, si consentì il rimpatrio temporaneo di cinque rapiti, che poi non fecero più rientro in Corea del Nord. Per quanto riguarda gli altri otto, Pyongyang sostenne che questi erano morti in diverse circostanze. Yokota si sarebbe, a dire della Corea del Nord, suicidata. Tuttavia, le prove fornite da parte nordcoreana sulla morte di queste persone, furono considerata dal Giappone inconsistenti. Per questo motivo, Tokyo continua a chiedere notizie conclusive degli otto dati per morti, oltre ai rapiti non confermati dalla Corea del Nord, e la restituzione di quelli eventualmente ancora in vita.

(Nella foto Megumi Yokota prima del rapimento, foto fornita dalla famiglia)