Roma, 9 ott. (askanews) – “Sulle lesioni non prese in considerazione sul corpo di Liliana, in particolare una vertebra rotta noi non abbiamo ancora niente di ufficiale da parte della dottoressa Cattaneo. Se la notizia fosse vera, prima di tutto ci addolora ancora di più perché vuol dire che Liliana ha sofferto tantissimo prima di morire. E poi ci ha fatto arrabbiare, perché questo doveva venire fuori già con la prima tac, non dopo tutti questi mesi, anni attraverso gli esami della dottoressa Cattaneo che io ammiro, perché sono convinta che lei ha guardato proprio osso per osso quindi insieme agli altri nostri consulenti si arriverà finalmente alla verità”. Lo ha dichiarato Silvia Radin, la cugina di Liliana Resinovich, la donna trovata senza vita in un’area boschiva di Trieste il 5 gennaio 2022 e il cui caso è ancora irrisolto.
La donna è stata intervistata in esclusiva dai microfoni di ‘Ore 14’, la trasmissione in onda su Rai 2 condotta da Milo Infante. “Il fatto che è morta il 14 dicembre – continua Silvia Radin – noi l’abbiamo sempre pensato, perché ventun giorni nel bosco non avrebbe potuto rimanere ed essere trovata intatta, non aggredita da nessun tipo di animale e con i vestiti puliti. Ci abbiamo messo tanto, ma ci siamo arrivati. I nostri consulenti ci stanno arrivando e probabilmente arriveranno anche ad altre notizie”.
“La cosa che ci fa arrabbiare di più è che non siamo stati ascoltati all’inizio, siamo stati insultati quando noi conoscendo Liliana sapevamo che questo suicidio non poteva essere fatto da lei, ma che è stato confezionato”, conclude la donna.