Venezia, 9 ott. (askanews) – (di Cristina Giuliano) Si dice che gli italiani siano un popolo di “santi, poeti e navigatori”. E un navigatore di sicuro lei lo è. Anzi Lisa Franchetti, Capo delle Operazioni Navali della Marina Statunitense ha raggiunto la vetta più alta di una carriera che tutti i marinai sognano: prima donna a ricoprire questa prestigiosa carica a capo della flotta più potente al mondo secondo il Global Naval Powers Ranking (2024).
L’ammiraglio in un’intervista ad askanews parla anche delle sue origini italiane, raccontando la forza delle radici che legano lei – ufficiale Usa con vasta esperienza in ambito operativo e d’indirizzo, per dirla con le parole di Joe Biden – al nostro Paese. “Sono molto orgogliosa delle mie origini italiane. I miei bisnonni, da parte di mio padre erano italiani. Da una parte di Baveno, sul Lago Maggiore, e dall’altra di Frosinone. E credo che Minoli fosse un cognome e Franchetti l’altro. Le mie origini italiane le ho assorbite da mia nonna. Crescendo, abbiamo fatto molti pasti in famiglia fantastici, cibo unico, spirito familiare meraviglioso e un orto davvero grande con pomodori incredibili. Ed è così che ho assimilato le mie le origini italiane”.
Franchetti poi ricorda il nonno, uno scalpellino che lavorava in una cava: “Ho imparato da lui il valore del duro lavoro, e poi da mio padre, che è diventato la prima persona della nostra famiglia ad andare al college”. E la passione per l’Italia resta in casa a quanto pare. “Quando ho vissuto a Napoli – dice – per due anni e mezzo come comandante della Sesta Flotta, ho potuto imparare di più sulle mie origini, e mia figlia ha deciso di studiare italiano, e quando siamo tornati negli Stati Uniti, ha continuato i suoi studi di italiano, e non vediamo l’ora di tornare qui, un giorno”.
L’ammiraglio si trova in Italia, a Venezia per il XIV Trans-Regional Seapower Symposium, ospitato dalla Marina Militare italiana. E a margine del simposio ci parla della presenza della Marina degli Stati Uniti, dal Medio Oriente al Mediterraneo.
Askanews: In un contesto come quello attuale, generato dall’invasione russa dell’Ucraina e dalla guerra in Medio Oriente, il mare ha ripetutamente dimostrato di essere un campo di battaglia. In quali mari si manifestano o potrebbero manifestarsi le principali minacce al mondo libero? In questo contesto, che ruolo svolge la Marina degli Stati Uniti?
Franchetti: “Il mare collega davvero tutto il nostro mondo, a livello globale, e quindi è molto importante, soprattutto per la Marina degli Stati Uniti, essere schierata a livello globale. Operiamo in tutto il mondo, dai fondali marini allo spazio, e le nostre navi sono lì per scoraggiare qualsiasi potenziale avversario. Ci siamo anche per essere in grado di rispondere a una crisi e, se necessario, vincere in modo decisivo in guerra, insieme ai nostri alleati e partner. Quindi penso che la cosa più importante sia che siamo presenti ovunque, così siamo in grado di lavorare insieme ad alleati e partner nell’operazione Prosperity Guardian nel Mar Rosso per sostenere il libero flusso del commercio attraverso il punto di strozzatura del Medio Oriente. Stiamo anche operando nell’Indo-Pacifico con il gruppo d’attacco della portaerei Theodore Roosevelt, e stavamo anche operando e facendo esercitazioni qui nel Mediterraneo e nel Baltico insieme alla Marina Militare italiana. E sapete, la vostra portaerei, la Cavour e il suo gruppo d’attacco sono attualmente dispiegati nell’Indo-Pacifico. Quindi tutte le marine forniscono una presenza deterrente e siamo in grado di rispondere in caso di crisi. Se dovessimo averne bisogno”.
askanews: Questo ruolo è cambiato dall’inizio della guerra in Medio Oriente?
Franchetti: “Il nostro ruolo non è cambiato – afferma -. La nostra Marina e il nostro team del Corpo dei Marines operano insieme in tutto il mondo per essere in grado di scoraggiare qualsiasi potenziale espansione di un conflitto ed essere in grado di rispondere in caso di crisi. Quindi penso che il ruolo della nostra Marina non sia cambiato affatto, e sono molto felice di poter lavorare di nuovo al fianco di molte marine alleate e partner per proteggere quell’ordine internazionale basato sulle regole che garantisce la sicurezza e la prosperità di tutte le nostre nazioni”.
askanews: Parliamo di interoperabilità e dell’importanza delle collaborazioni con la Marina italiana e i partner della NATO. Si parla molto di ciò che accade sulla terraferma ma poco di ciò che accade in mare: cosa puoi dirci?
Franchetti: “Operiamo tutti nello stesso ambiente. Abbiamo le stesse sfide, dal vento, dal mare, e abbiamo tutti le stesse procedure per lavorare insieme. Possiamo immediatamente lavorare insieme e poi esercitarci perché abbiamo lavorato così a lungo per costruire l’interoperabilità, ovunque ci troviamo, che sia Mediterraneo o Baltico. Quando ero comandante della Sesta Flotta, lavoravo regolarmente con la Marina italiana, una Marina molto capace, e abbiamo fatto molte esercitazioni, sia in Mare aperto, sia come BALTOPS, sia ora lavorando insieme con la portaerei italiana Cavour e al suo gruppo d’attacco nell’Indo-Pacifico. Abbiamo appena terminato una grande esercitazione con lei (nave Cavour) e alcuni dei nostri cacciatorpediniere, così le marine possono prendere, collegarsi e lavorare insieme in qualsiasi momento. Ed è questa la vera bellezza delle marine e del lavorare insieme in mare”.
askanews: Il North Stream (e anche un altro episodio nel Baltico che ha coinvolto Finlandia e Cina) ha dimostrato che la sicurezza dei fondali marini è un aspetto sottovalutato da tutti. È il momento di prendere decisioni condivise? Come si può garantire la sicurezza dei fondali marini dove passano i cavi che garantiscono le nostre comunicazioni e le forniture di energia?
Franchetti: “Il mare è la linfa vitale di tutta la nostra sicurezza e prosperità globale. Il 90% del commercio scorre via mare, e poi almeno il 99% di tutte le nostre transazioni finanziarie, le comunicazioni via Internet passano attraverso quei cavi che lei ha menzionato, circa dieci trilioni di transazioni finanziarie ogni singolo giorno. Sappiamo che è molto importante proteggere i mari, sopra e sotto. Ed è per questo che sono davvero felice che abbiamo questo simposio transregionale sulla potenza marittima, ospitato dall’ammiraglio (Capo di stato Maggiore della Marina Militare italiana Enrico) Credendino, così possiamo parlare tra noi e condividere idee sulla protezione del nostro mare, che sia sotto il mare, nei fondali e in mare. E sono ancora grata all’ammiraglio Credendino e all’opportunità di parlarne con 74 diverse marine e guardie costiere rappresentate da tutto il mondo”.