Roma, 17 set. (askanews) – I movimenti per la lotta per la casa della Capitale riaprono il conflitto con l’amministrazione capitolina. da qualche ora, infatti, i nuclei familiari che si erano accampati sotto l’assessorato alla casa, per poi spostarsi presso il complesso scolastico Sibilla Aleramo, in stato d’abbandono, hanno preso possesso del complesso scolastico ex Palombini, interessato da un progetto Pnrr ma al momento abbandonato. “Più di 60 famiglie con 40 minori hanno vissuto per più di tre mesi nelle tende, prima sotto l’assessorato alla casa del Comune di Roma e poi nello spazio verde intorno alla scuola Sibilla Aleramo, a pochi passi dalla metro Rebibbia – spiega in una lunga nota il Movimento per il Diritto all’Abitare di Roma – Una struttura chiusa e abbandonata da tempo che ora dovrebbe ospitare un progetto didattico di un istituto alberghiero oltre che una sede della Protezione Civile”. “L’importanza e l’urgenza dei progetti insistenti sulla Sibilla Aleramo ci sono stati rappresentati dalla Prefettura e da Città Metropolitana, proprietaria del bene – sottolineano i movimenti – ma anche importante e urgente era affrontare l’emergenza in cui vivevano i nuclei accampati. Per questo si è resa necessaria l’azione che ci ha portato verso l’ex scuola Palombini in via Liberato Palenco, anch’essa abbandonata da tempo e in condizioni di degrado davvero notevoli”. “Questo riparo ha consentito di uscire dalle tende e trovare un ristoro migliore, soprattutto per il caldo torrido e le successive piogge torrenziali che avevano ridotto allo stremo le persone più anziane e fatto ammalare più di un minore – continuano -. Ora le famiglie occupanti possono rappresentare una buona custodia sociale di un edificio continuamente vandalizzato e depredato, come ci raccontano coloro che lavorano e vivono nelle sue vicinanze, e come abbiamo potuto documentare fin dal primo istante. Una custodia utile in attesa di capire se il millantato progetto Pnrr di riqualificazione della scuola (che sarebbe in teoria dovuto iniziare il 1 settembre 2022, e tutt’oggi invisibile nella mancanza di cantieri e di qualsivoglia manutenzione dell’istituto) sia una promessa o un progetto realistico”. “Riteniamo che, mentre si comprende la vera tempistica del recupero, vada realizzato un censimento dell’emergenza abitativa presente nella scuola occupata, avvalendosi degli strumenti in teoria già a disposizione attraverso il Piano Strategico per l’Abitare varato dal Comune di Roma lo scorso anno – segnalano i movimenti -. Inoltre, riteniamo che la Regione Lazio debba muoversi in sinergia con il Piano del Comune e che entrambi debbano sollecitare il governo per un cambio di passo a sostegno di politiche abitative pubbliche, finora totalmente ignorate e definanziate dal Governo Meloni, che ha scelto di non stanziare un euro per questi temi almeno fino al 2027. Solo così è possibile fermare scelte necessarie come quella di occupare le centinaia di edifici vuoti e abbandonati di questa città. Un percorso di rigenerazione vera passa solo attraverso un concorso di tutti i soggetti istituzionali interessati, disponibili a riconoscere che il patrimonio pubblico sia un bene comune da preservare e assegnare ai bisogni sociali più urgenti, e non un asset da finanziarizzare, o una valuta di scambio elettorale”. “Pensiamo inoltre che vadano evitate forme repressive di sgombero forzoso come auspica il Disegno di Legge governativo 1660 di prossima approvazione – ricordano i movimenti -e che non si riduca l’occupazione per necessità a un problema di ordine pubblico e di passaggio da casa (precaria) a cella. Dare un tetto a sé e alla propria famiglia non può essere considerato un furto. Per questo, le amministrazioni locali e chi abita questo territorio non devono mostrare ostilità nei confronti di questi nuovi vicini, ma conoscerne le ragioni e ragionare insieme su come uscire da una situazione comunque emergenziale”. “Ora è iniziato il lavoro di sistemazione e pulizia dello stabile, abbandonato in condizioni veramente derelitte e (come la Sibilla Aleramo) con svariato materiale didattico lasciato all’interno alla muffa e al degrado – concludono -. Invitiamo chi volesse farlo a venirci a trovare e a vedere in che stato abbiamo trovato l’edificio.