Roma, 29 ago. (askanews) – La Cina è il paese leader nella ricerca su quasi il 90% delle tecnologie avanzate. E’ questo il dato che, con allarme, ha diffuso l’Australian Strategic Policy Institute (ASPI), un centro finanziato dal governo di Canberra, che mantiene un osservatorio sulle tecnologie critiche, il Critical Technology Tracker.
Questo strumento valuta la competitività della ricerca dei paesi in base al numero di citazioni degli articoli scientifici in 64 categorie tecnologiche. Secondo l’ultimo rapporto, che punta sul periodo 2019-2023, la Cina ha conquistato il primo posto in 57 aree, ovvero quasi il 90%, per gli articoli pubblicati.
Si tratta di un dato clamoroso, soprattutto se si considera che poco più di vent’anni fa, cioè nel periodo 2003-2007, erano gli Stati uniti a dominare, capeggiando 60 delle 64 categoerie.
L’ASPI, in particolare, segnala come preoccupante il fatto che la Cina abbia fatto progressi nelle tecnologie “a doppio uso”, civile e militare. Ci sono, inoltre, 24 categorie considerate ad alto rischio di monopolio da parte di un singolo paese, tra cui radar, posizionamento satellitare e droni.
Per quanto riguarda le citazioni relative alla rilevazione e tracciamento ipersonico, la Cina detiene una quota del 73%, gli Stati Uniti il 13% e il Regno Unito il 3%. Per i motori aeronautici avanzati, la Cina è in testa con il 63%, mentre gli Stati Uniti seguono con il 7%.
“Le scoperte scientifiche e le innovazioni nella ricerca in tecnologie chiave per la difesa sono sempre più probabili in Cina”, afferma il rapporto dell’ASPI.
Un impulso particolare è stato dato con l’iniziativa “Made in China 2025” del presidente Xi Jinping, annunciata nel 2015, che mira a modernizzare l’industria cinese e a rafforzare l’autosufficienza in 10 settori critici, tra cui semiconduttori e robotica.
L’obiettivo della Cina è diventare una potenza manifatturiera globale entro il 2049, l’anno del centenario della fondazione della Repubblica popolare cinese.