Roma, 26 ago. (askanews) – La Cina sta cercando di rendere più facile il matrimonio e più difficile il divorzio, in un momento di grave crisi demografica per il secondo paese più popoloso del mondo. Lo racconta oggi il South China Morning Post.
Il ministero degli Affari civili ha rilasciato questo mese una bozza di emendamento al Regolamento sul registro dei matrimoni, definendolo un cambiamento importante per “costruire famiglie felici e armoniose”. La bozza è aperta ai commenti del pubblico fino all’11 settembre.
Secondo i dati ufficiali, circa 3,43 milioni di persone si sono registrate per il matrimonio nei primi sei mesi del 2024, un calo del 12% rispetto all’anno precedente. Si tratta del dato più basso in un decennio, mentre il tasso di natalità è sceso a un minimo record di 9,02 milioni di nascite nel 2023, secondo l’Ufficio nazionale di statistica.
Il regolamento rivisto prevederebbe che le coppie possano sposarsi utilizzando solo le loro carte d’identità in qualsiasi parte del Paese. In precedenza, era necessario anche il registro familiare ufficiale, o “hukou”, e le coppie potevano sposarsi solo nei luoghi dove erano registrate.
Il nuovo regolamento include anche un periodo di riflessione di 30 giorni per il divorzio, durante il quale una delle due parti può ritirare la propria richiesta. Questo periodo si applica solo alle richieste di divorzio presentate presso gli uffici di registrazione e non ai divorzi per via giudiziaria.
Secondo il ministero, l’attesa obbligatoria mira a “ridurre i divorzi impulsivi”, ma la mossa ha suscitato dibattito sui social media cinesi, con critiche che sostengono che prolungherà matrimoni infelici e limiterà la libertà personale.
Il tema ha registrato oltre 650 milioni di visualizzazioni su Weibo fino a mercoledì.
Un portavoce del ministero ha cercato di rassicurare, dichiarando all’agenzia di stampa statale Xinhua che la revisione mira a facilitare la registrazione del matrimonio poiché molte persone non vivono più nel luogo in cui è registrato il loro hukou.
Il portavoce ha affermato che il periodo di riflessione non influenzerà il diritto al divorzio: “Possono ancora fare richiesta di divorzio o avviare una causa. Se un individuo si sente minacciato dall’altra parte, può cercare aiuto tramite canali legali”.